Il caldo opprimente e la siccità spingono i 2,3 milioni di cinghiali verso le città, dove vagano in cerca di cibo e di refrigerio nei corsi d'acqua metropolitani dopo aver fatto piazza pulita in campagna di quel che rimane delle coltivazioni decimate dalla mancanza di acqua e da temperature roventi. È l’allarme lanciato dalla Coldiretti in riferimento al cinghiale che, arrivato nelle strade della movida cittadina alla Darsena di Milano, si è buttato nel Naviglio infilandosi poi in cunicolo con 4 squadre di pompieri mobilitate per recuperarlo, con dispendio di mezzi e risorse.

Si tratta – spiega Coldiretti – di episodi purtroppo sempre più frequenti che mettono a rischio la sicurezza delle persone in città e campagna, portano malattie, razzolano fra i rifiuti, causano incidenti, spaventano le famiglie tanto che oltre otto italiani su 10 (81%), secondo l'indagine Coldiretti/Ixè, pensano che vada affrontata con il ricorso agli abbattimenti, soprattutto incaricando personale specializzato per ridurne il numero anche perché un italiano adulto su quattro (26%) si è trovato faccia a faccia con questi animali.

I branchi sono diventati anche il principale vettore della peste suina, con gli allevatori dal Piemonte alla Liguria fino al Lazio costretti ad abbattere migliaia di capi mettendo a rischio la norcineria nazionale, un settore di punta dell'agroalimentare made in Italy grazie al lavoro di circa centomila persone tra allevamento, trasformazione, trasporto e distribuzione, con un fatturato che vale 20 miliardi.

“Negli ultimi anni 800mila ettari di terreni fertili sono stati abbandonati in molti casi proprio a causa della proliferazione della fauna selvatica che danneggia le coltivazioni e la redditività degli agricoltori, terreni che oggi oltre a non essere più produttivi sono esposti all'erosione e al dissesto idrogeologico - ha dichiarato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che - serve un decreto legge urgentissimo per modificare l'art. 19 della Legge 157 del 1992 per ampliare il periodo di caccia al cinghiale e dare la possibilità alle Regioni di effettuare piani di controllo e selezione nelle aree protette”.

I cinghiali causano incidenti con morti e feriti e sono un flagello per i campi e per le tavole con la siccità che ha ulteriormente ad aggravato il deficit alimentare dell'Italia, ridotto a produrre appena il 36% del grano tenero che le serve, il 53% del mais, il 51% della carne bovina, il 56% del grano duro per la pasta, il 73% dell'orzo, il 63% della carne di maiale e i salumi, il 49% della carne di capra e pecora, mentre per latte e formaggi si arriva all'84% di autoapprovvigionamento. Mentre con le tensioni internazionali causate dalla guerra in Ucraina sono esplose le spese degli agricoltori per energia e materie prime.

“È paradossale che con i costi fuori controllo noi dobbiamo spendere di più per coltivare e il raccolto ci vien distrutto dai selvatici – denuncia Prandini – ma ci sono anche agricoltori che hanno addirittura perso la vita a causa dei cinghiali e in un Paese normale ciò non dovrebbe essere possibile”. Proprio per fermare l'invasione, la Coldiretti ha promosso un'alleanza tra il mondo agricolo e il mondo venatorio e della gestione faunistica con il Comitato Nazionale Caccia e Natura (Cncn). Si tratta di una grande rete di migliaia di aziende per il monitoraggio e la gestione del territorio nazionale con l'obiettivo di rappresentare un argine alla proliferazione indiscriminata di fauna selvatica che mette a rischio la vita dei cittadini sulle strade e le produzioni agroalimentari Made in Italy, a partire dai suoi settori di punta, ma anche di tutelare l'ambiente, attraverso una presenza capillare in grado di prevenire gli incendi e i pericoli legati al dissesto idrogeologico e combattere il cambiamento climatico valorizzando il ruolo dei boschi di catturare CO2.