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Non succede spesso che un nuovo modello di auto appena lanciata sul mercato cambi nome al volo. Significa buttare e rifare da capo centinaia fra manifesti, pubblicità, piani di comunicazione, gadget, sostenendo anche un costo non indifferente. Eppure, succede che la “Milano”, ultimo gioiellino Alfa Romeo fresco di flash, così chiamata per celebrare la città dove tutto era nato e strizzare l’occhio al Made in Italy, diventi di colpo la “Junior”.

Tutto nasce da una considerazione di Adolfo Urso, ministro delle imprese e del Made in Italy, secondo cui “Un’auto chiamata Milano non si può produrre in Polonia. Questo lo vieta la legge italiana che nel 2003 ha definito l’italian sounding, una legge che prevede che non sia corretto dare indicazioni che in errore il consumatore”.

Un’affermazione che aveva portato i vertici del gruppo Stellantis a replicare in modo piccato: “La decisione di chiamare Milano l’auto è stata presa il 13 dicembre e il ministero ne era al corrente: nessuno ci ha detto nulla, le polemiche sono nate il giorno dopo la presentazione. Molto strano”. Una battaglia che iniziava a farsi rovente, ma su cui Alfa Romeo ha deciso di gettare acqua sul fuoco nel giro di poche ore, annunciando che “L’Alfa Romeo Milano cambia nome, si chiamerà Junior. Siamo sicuri che questo potrà calmare gli animi e tutti riteniamo che il nome Milano non sia fuorviante, né tantomeno fuorilegge. Siamo consapevoli che questo episodio rimarrà inciso nella storia del marchio. È una grande responsabilità ma al tempo stesso è un momento entusiasmante. La scelta del nuovo nome Junior è del tutto naturale, essendo fortemente legato alla storia del marchio ed essendo stato fin dall’inizio tra i nostri preferiti e tra i preferiti del pubblico. Come team scegliamo ancora una volta di mettere la nostra passione a disposizione del marchio, di dare priorità al prodotto e ai clienti. Decidiamo di cambiare, pur sapendo di non essere obbligati a farlo, perché vogliamo preservare le emozioni positive che i nostri prodotti generano da sempre ed evitare qualsiasi tipo di polemica. L’attenzione riservata in questi giorni alla nostra nuova compatta sportiva è qualcosa di unico, con un numero di accessi al configuratore online senza precedenti, che ha provocato il crash del sito web per alcune ore”.

Insieme alla conferma che Alfa Romeo non ha alcuna intenzione di procedere per vie legali, il cambio di nome è stato accolto favorevolmente dal ministro Urso: “Credo sia una buona notizia, che giunge proprio nella giornata del Made in Italy che esalta il lavoro, l’impresa, la tipicità e la peculiarità del prodotto italiano che tutti ci invidiano nel mondo”.

Capita, non è la prima volta, e quasi sempre si è sfiorato l’incidente diplomatico. Uno dei casi più clamorosi risale al marzo del 2003, quando Fiat presenta la “Gingo”, erede della Panda, nome che non piace ai francesi di Renault perché troppo assonante con la “Twingo”. La minaccia di lunghi strascichi legali convince Fiat alla retromarcia, continuando a utilizzare il leggendario nome Panda.

Un altro caso leggendario riguarda la Porsche 901, che appena annunciata scatena le proteste di Peugeot, che in Francia ha registrato tutti i numeri a tre cifre con lo zero al centro. Altra retromarcia per annunciare che la 901 si sarebbe chiameta 911.