Dietro una porta metallica spessa quattro dita con una piccola finestrella vive “Andi”, il primo manichino termico al mondo che respira, suda ed è in grado di camminare al chiuso e all'aperto. Se un giorno saremo in grado di sopravvivere alle ondate di calore sempre più estremo, dovremo dire grazie a lui e al suo sacrificio.
Andi, nato all’interno del Campus di Tempe della “Arizona State University”, riproduce in modo quanto più reale possibile un corpo umano imitandone le funzioni termiche grazie a 35 diverse zone sensibili controllate individualmente da sensori di temperatura, sensori di flusso di calore e pori che raccolgono il sudore.
“Andi suda, genera calore, rabbrividisce, cammina e respira”, spiega Konrad Rykaczewski, professore associato presso la Scuola di Ingegneria della Materia, dei Trasporti e dell'Energia e ricercatore principale di un progetto di ricerca che l’obiettivo di misurare e trovare rimedi agli effetti del calore estremo sulla salute umana.
“Stiamo cercando di capire l’impatto del calore sul corpo umano in modo da poter progettare strumenti efficaci per affrontarlo come indumenti refrigeranti di nuova generazione o esoscheletri che permettano di indossare sistemi di raffreddamento”.
In tutto il mondo esistono 10 manichini termici come Andi, per lo più utilizzati dalle aziende di abbigliamento sportivo per testare i propri indumenti, ma quello dell’università americana è l’unico che può essere usato anche all’aperto, grazie a un sofisticato sistema di raffreddamento interno che fa circolare acqua fresca in tutto il corpo, permettendogli di sopportare il caldo estremo e misurare le variabili che contribuiscono alla percezione del calore in ambienti e situazioni diversi.
Nei prossimi decenni, spiegano gli esperti, diverse zone del nostro pianeta sperimenteranno temperature sempre più elevate e ondate di calore via via più intense. Già oggi, migliaia di persone muoiono ogni anno per malattie legate al caldo: secondo i dati dell’OMS, nel 2022 in Europa le ondate di caldo estremo hanno fatto oltre 15mila vittime.
“In tutto il mondo si registrano casi di decessi per caldo che a livello medico e scientifico restano ancora un mistero: Andi può aiutarci a capire cosa succede al corpo umano anche perché possiamo programmarlo simulando età, massa corporea e problemi di salute diversi: una persona affetta da diabete ha una regolazione termica diversa da quella di una persona sana”.
All’interno della “Warm Room”, la camera termica dotata di tecnologie avanzate che simulano l’aria, la temperatura, la radiazione solare e il grado di umidità, i ricercatori possono simulare scenari di esposizione al calore e capire le reazioni del corpo umano.
Nel corso dell’estate, al lavoro di Andi si affiancherà quello di MaRTy (Mean radiant Temperature), il robot biometeorologico dell’Arizona State University: un lavoro in coppia e comprendere meglio i meccanismi della sudorazione umana, la variazione della temperatura della pelle e quella interna, e identificare come ambienti specifici possano aumentare o rallentare il rischio di calore.