La più impalpabile ed eterea fra le dive di Hollywood, la meno diva di tutte. Angelina Jolie, nel firmamento del cinema è una storia a sé: un Oscar, tre Golden Globe, tre ex mariti, un patrimonio personale stimato in 100 milioni di dollari, cinque figli di cui due adottati e un posto stabile nella classifica delle donne più belle e potenti al mondo.
Nel 2001, durante le riprese in Cambogia di “Lara Croft: Tomb Raider”, Angelina resta colpita dalla miserie a la povertà di quelle zone del mondo trasformandosi in un’attivista che non esita a portare aiuti e donare somme a organizzazioni no profit. Un volontariato che fa breccia ai piani alti dell’ONU e culmina con la nomina di “ambasciatrice di buona volontà” per l’UNHCR, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati. Impegno portato avanti per oltre vent’anni, con più di 60 missioni all’attivo nei luoghi più poveri e dimenticati del pianeta, da cui si è dimessa lo scorso dicembre per proseguire la battaglia in favore di profughi e rifugiati impegnandosi direttamente. Un impegno a cui Angelina unisce una personale battaglia per la tutela degli animali e dei diritti della comunità LGBT+.
Ed è proprio di questi giorni l’annuncio di una nuova iniziativa che la vede in prima fila: “Atelier Jolie”. Un fashion brand che si basa su due caposaldi: essere sostenibile ed etico.
Annunciato con un post su Instagram, il lancio della nuova idea imprenditoriale nasce dal passato di modella della Jolie, quando ha toccato con mano quanto la moda spesso passi attraverso lo sfruttamento esagerato di risorse e lo sfruttamento cinico di popolazioni inermi. Quanto basta per dichiarare che ogni modello e creazione del suo brand sarà realizzato soltanto con quelli che in gergo sono definiti “deadstock”, ovvero le giacenze di magazzino, gli scarti. In pratica, senza pesare su nessuno e senza richiedere sforzi produttivi che significano un’altra dose di inquinamento.
Ma c’è di più, perché Atelier Jolie ha l’ambizione di essere un luogo aperto, “dove i creativi possono collaborare con sarti, modellisti e artigiani di tutto il mondo. È il modo per ringraziare e celebrare i talenti che ho incontrato in vita mia. Utilizzeremo soltanto scarti e materiale vintage, ripareremo e ridaremo vita ai guardaroba grazie all’upcycling. Daremo nuova vita a quel che potrebbe essere buttato via e creeremo capi che saranno veri e propri cimeli, con un significato tutto personale”.