Galleria fotografica

Sul piccolo dipinto a olio su tavola, datato tra il 1503 e il 1506 e realizzato da Leonardo da Vinci, conosciuto come la “Gioconda” o meglio ancora la “Monna Lisa”, si discute da secoli.

Considerata una delle opere più iconiche ed enigmatiche della storia dell’arte mondiale, è per certo il ritratto più celebre di ogni tempo ed uno dei capolavori più conosciuti e ammirati, come testimoniano i 30mila visitatori che ogni giorno fanno la fila per ammirarla nella sala iper-protetta che il “Louvre” di Parigi le ha riservato.

Al centro da secoli di migliaia di studi, analisi, ipotesi e congetture, uno dei misteri che da sempre avvolge il probabile ritratto di Lisa Gherardini, moglie di un nobiluomo fiorentino potrebbe essere stato risolto definitivamente. Secondo la geologa e storica dell’arte Ann Pizzorusso, il panorama che circonda il ritratto della giovane donna dal sorriso enigmatico non sarebbe Bobbio, piccolo comune del piacentino, com’era stato ipotizzato nel 2011 da un altro studio, e neanche di una zona in provincia di Arezzo, secondo un’altra ipotesi, ma di un punto preciso del Lago di Como, per l’esattezza il lago di Garlate, in provincia di Lecco. Una zona legata ai “luoghi manzoniani” ma su cui esiste la certezza di una visita di Leonardo, che potrebbe aver colpito il grande genio rinascimentale al punto da convincerlo a prendere ispirazione come sfondo del suo capolavoro più assoluto.

La notizia, ripresa da quotidiani internazionali come il “New York Times” e il “Guardian”, racconta la spasmodica ricerca della studiosa, che per decenni ha letteralmente scandagliato la zona lombarda alla ricerca dello scorcio giusto. “Le somiglianze sono innegabili ha raccontato la professoressa Pizzorusso al Guardian – ma concentrarsi solo sul ponte che si vede nel dipinto è ingannevole: ponti ad arco di quel tipo sono presenti in tutta Italia e in gran parte d’Europa, e molti di essi si somigliano. Era impossibile identificare il punto esatto del quadro basandosi soltanto sul ponte. Bisognava prestare attenzione anche alla geologia”.

Da qui il dettaglio che è saltato agli occhi della studiosa: le rocce che circondano la città di Lecco sono di calcare, del medesimo colore grigio-bianco usato da Leonardo per quelle che fanno da sfondo al suo celebre dipinto. “Tutte le prove portano a identificare questo punto del lago con quello ritratto nella Gioconda, e in più sappiamo dai suoi appunti che Leonardo trascorse molto tempo nell’area di Lecco. Ogni dettaglio coincide”.

“A dire il vero, a Lecco sostengono da tempo che era questo lo sfondo della Monna Lisa”, ha commentato acidamente Donald Sassoon, docente di storia europea alla Queen Mary University, mentre altri esperti mondiali ritengono che la questione non abbia alcun senso, perché è opinione assai diffusa che Leonardo non si sia ispirato a nulla, affidandosi solo alla sua sconfinata fantasia. Ma la professoressa Pizzorusso non demorde: “Leonardo non era soltanto un grande artista, ma anche un grande scienziato. Ogni roccia che appare nei suoi quadri è una copia fedele di ciò che lui aveva visto in natura”.