Banksy è una sorta di Batman dell’arte moderna: appare e poi svanisce facendo perdere le proprie tracce. Una caratteristica che è tornato a mettere in pratica nei giorni scorsi, quando ha utilizzato i social per annunciare un’altra delle sue opere di street art, ma soltanto dopo essersi assicurato che fosse andata distrutta. La “tela” scelta dal misterioso artista questa volta erano i ruderi di una vecchia fattoria diroccata di Herne Bay, stazione balneare nella contea di Kent, in Inghilterra.
Dopo la serie di murales dedicati alla guerra in Ucraina, questa volta Banksy ha scelto di raffigurare un bimbo che apre le tende di una finestra fatta di metallo, con al suo fianco un gattino. L’opera, ribattezzata “Morning is broken”, letteralmente ‘il mattino è rotto’, è stata rasa al suolo poco dopo insieme ai resti del cascinale, la cui demolizione era programmata da tempo.
Secondo gli esperti, il messaggio dell’opera gioca sul modo di dire anglosassone “Morning has broken”, il mattino è sorto, e fa chiaro riferimento ai diritti dei bambini, troppo spesso inascoltati e dimenticati.
Fra le prime reazioni alla scoperta della nuova incursione di Banksy quella degli operai che ignari di tutto, erano stati incaricati della demolizione e si sono detti rammaricati all’idea di aver distrutto involontariamente un’opera d’arte. Ma nella mente di Banksy tutto era stato calcolato alla perfezione per evitare la strumentalizzazione e soprattutto i tentativi di furto delle sue opere, com’è già accaduto in passato.
Un precedente celebre risale al 2018, quando la sua opera “La bambina col palloncino”, finita all’asta da “Sotheby’s”, si è autodistrutta al termine della gara per aggiudicarsela, finendo i striscioline di carta inutilizzabili.
È l’ennesima beffa di Banksy, il fantasma della “guerrilla art” che forse non nasconde una sola persona, ma ben più, almeno seguendo una delle teorie secondo cui il nome potrebbe nascondere un collettivo di writer. L’unica certezza è la nazionalità britannica, ma su tutto il resto aleggia il mistero.