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Gli italiani amano la Spagna e le sue città, Barcellona in prima fila. Da anni, la capitale della Catalogna rientra nelle classifiche delle capitali europee più apprezzate, merito anche dell’essere una tappa obbligata per le crociere nel Mediterraneo, ma anche e soprattutto per un mix perfetto di arte, cultura e vitalità.

Ma i 20 milioni di turisti che ogni anno la visitano, a fronte di 1,5 milioni di abitanti, se da un lato portano denaro dall’altro si traducono in un peso specifico non indifferente su chi ci vive. Da qui, la freschissima decisione di Jaume Collboni, il sindaco di Barcellona che ha deciso di debellare entro il 2028 la “piaga” degli affitti brevi. “Abbiamo bisogno che l'offerta di alloggi cresca, in modo che la gente non sia costretta a trasferirsi fuori città: la città non può permettere che un numero così elevato di appartamenti venga utilizzato per attività turistiche in un momento in cui la difficoltà di accesso agli alloggi e gli effetti negativi del sovraffollamento sono evidenti”, ha commentato Collboni durante il Consiglio comunale, sposando di fatto la battaglia iniziata da Ada Colau, il sindaco precedente, contro i colossi degli affitti brevi come Airbnb.

È l’ennesima discesa in campo delle grandi capitali mondiali contro un fenomeno che assicura ai proprietari guadagni stratosferici, ma al tempo stesso modifica e peggiora il mercato immobiliare, danneggiando non poco i residenti, per cui è sempre più difficile e dispendioso trovare casa.

L’obiettivo del primo cittadino di Barcellona, partendo da cifre che parlano di rincari del 68% degli affitti e del 40% degli alloggi in vendita, è di rimettere sul mercato immobiliare circa 10mila appartamenti che oggi vengono affittati ai turisti. La proposta, che per legge deve passare attraverso l’approvazione dalla “Generalitat”, la comunità autonoma della Catalogna, permetterà al Comune di vietare rinnovo e rilascio di vecchie e nuove licenze per alloggi destinati agli affitti brevi, rinnovati ogni cinque anni e in scadenza nel 2028. Non contento, il sindaco ha anche aumentato la tassa di soggiorno per i visitatori portandola a 3,50 euro.

La sede spagnola di Airbnb al momento non ha replicato, mentre la “Apartur”, associazione locale di appartamenti turistici, si è detta sfavorevole su tutta la linea: “Collboni sta facendo un grosso sbaglio, un errore che porterà maggiore povertà e disoccupazione, con una crescita esponenziale del fenomeno degli affitti illegali”.

Nei giorni scorsi, il colosso Airbnb è stato denunciato presso il tribunale commerciale di Lisieux da un gruppo di albergatori francesi per “concorrenza sleale”: i titolari di 26 strutture chiedono un risarcimento pari a 9,2 milioni di euro.