Il 5 luglio del 1946, nella piscina dell’hotel Molitor di Parigi, le donne conquistano un nuovo strumento di seduzione e gli uomini perdono per sempre il sonno. Quel giorno, il sarto franco-svizzero Louis Réard presenta al mondo la sua ultima creazione: il bikini.
Un costume da bagno in due pezzi il cui nome si ispira ad un piccolo atollo delle isole Marshall, dove l’esercito americano stava testando degli ordigni nucleari.
Il botto, in effetti, è più o meno uguale. Anzi, per il bikini prosegue ancora oggi. Ma quel giorno, Réard aveva faticato non poco a trovare modelle disposte a mostrare più epidermide del solito, tanto da costringerlo a ingaggiare la giovanissima Micheline Bernardine, spogliarellista del “Casino de Paris”.
L’idea, in realtà, non è esattamente una novità: Réard aveva semplicemente rimpicciolito fino a mostrare l’ombelico l’Atome, il costume in due pezzi di Jacque Heim, che a sua volta si era ispirato ad un’usanza assai normale fra le donne greche. Ma tanto non sarebbe bastato: per sdoganare il bikini nei puritani Stati Uniti sarebbero serviti altri trent’anni e meno di una decina per l’Italia, dove il bikini diventa la moda di chi vuole osare negli anni Cinquanta, costringendo i carabinieri a pattugliare le spiagge su ordine dell’onorevole Scelba.
A dare una mano al due pezzi ci avrebbe pensato il cinema, con il leggendario bikini del 1962 di Ursula Andress nei panni di Bond-girl, seguita da altre bombe sexy come Rita Hayworth, Raquel Welch, Brigitte Bardot, Jane Mansfield e l’immancabile Marilyn Monroe.
Da allora, il bikini non è più uscito dall’immaginario collettivo, reiventandosi ad ogni nuova estate, sempre più piccolo, striminzito, essenziale, realizzato in materiali sempre più tech.
Negli anni ’60 spopolano i modelli in lycra, con mutandine a vita bassa e i colori optical della “surf culture” americana. Dieci anni dopo, nei tormentati anni Settanta, il bikini sdogana il “tanga”, si dice nato sulle spiagge di Ibiza, per lo più realizzato all’uncinetto. Gli esagerati “Eighties” pretendono bikini ispirati alla moda del fitness: sempre più sgambati, abbinato a colori fluo e il marsupio d’ordinanza.
L’America di “Baywatch” e “Beverly Hills 90210” degli anni ’90 impongono in tutto il mondo i bikini delle spiagge californiane: i colori si fanno più neutri e a vincere è lo stile “animalier”.
Con l’avvento del nuovo millennio, le regine della discografia mondiale come Britney Spears e Jennifer Lopez pretendono l’ombelico e i piercing in bella mostra e tutto si adatta, bikini compreso, diventando a vita ultrabassa. Sono gli anni in cui il bikini riscopre le reggiseno a triangolo con i maliziosi laccetti accompagnato da cappelli in paglia, oppure in stile cowboy.