Da “Biocoop” i clienti sono i benvenuti e trovano di tutto un po’, a patto di ricordarsi un solo, piccolo dettaglio: portarsi da casa contenitori e sacchetti. “Biocoop” è considerato uno dei primi negozi al mondo che ha avuto il coraggio di dire no a imballi e confezioni, il packaging, come si chiama secondo le più attuali terminologie, il raffinato “abito” di qualsiasi prodotto, studiato a tavolino in ogni dettaglio dai maghi del marketing per attirare facendo leva su colori, slogan, loghi e caratteri.
Biocoop, che nel 2016 è partito all’assalto di Parigi dopo aver tastato la provincia francese, è in realtà una catena che da oltre trent’anni si sforza di vendere esclusivamente prodotti sfusi come pasta, riso e biscotti, ma proprio Parigi, nonostante i 750 punti vendita sparsi in tutta la Francia, ha fatto da incubatore al primo esempio di punto vendita 100% privo di orpelli, in cui la scelta spazia fra più di 250 prodotti freschi e secchi. Si va dai pannolini alla birra, dallo yogurt ai detersivi, dal burro a frutta e verdura, con particolare propensione verso i prodotti locali, quelli a km zero, per non diventare complici dell’inquinamento. Ma chi proprio dimenticasse a casa i contenitori sappia che non è costretto a fare dietrofront, perché trova in vendita barattoli in vetro, sacchetti in carta riciclata e borse in cotone biologico, tutto riutilizzabile, sempre di ricordarsene la prossima volta.
Un’idea che non è nient’altro che un piccolo passo indietro, per tornare ai tempi in cui il packaging era un’arte sconosciuta e fare la spesa significava comprare solo ciò che serviva, nell’esatta quantità per non evitare lo spreco. Ai tempi un sintomo di miseria diffusa, oggi un atto necessario per imparare a rivalutare pesi e quantità sufficienti, concetto quasi dimenticato nel nome delle confezioni, e al tempo stesso fondamentale per garantirsi ogni giorno prodotti freschi, evitare di creare problemi all’ambiente e perfino per risparmiare denaro, perché la confezione non è mai gratis.
L’imballo dei prodotti è oggi una delle più serie minacce agli ecosistemi del mondo intero: buona parte dei rifiuti - il 65% di quanto prodotto dall’intera Europa - è composto dalle confezioni di ciò che viene consumato, che per assurdo si smaltisce con molta più facilità di quel che lo racchiude. La sfida futura, per adesso affrontata da qualche coraggioso esploratore ma ignorata dai più, è quella di ridurre i materiali da imballo senza compromettere la qualità dei prodotti. Perché è anche giusto ricordare che un imballo è senz’altro uno spreco, ma ha anche un’utilità ben precisa che mette al riparo i consumatori mostrando date e scadenze che altrimenti sarebbero difficili da garantire. L’industria si sta muovendo, razionalizzando e riducendo quanto più possibile, oltre a utilizzare sempre più materiali riciclabili, e a volte basta davvero poco per dare un segnale concreto: ad un’azienda del settore beverage è bastato accorciare di 4 millimetri il collo di una bottiglia in Pet per risparmiare 80 tonnellate di plastica all’anno.