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Difficilmente, la “Black Diamond” entrerà mai nell’elenco dei nomi delle mele, frutto coltivato in tutto il mondo in circa 7.000 varietà diverse, con colori che vanno dal giallo al rosso e al verde.

La Black Diamond è un caso a parte: una mela dalla curiosa buccia nera e la polpa bianchissima che cresce solo sopra quota 3.000 metri nel Nyingchi, una regione inferiore del Tibet, dove si incontrano le correnti calde dell’Oceano Indiano e quelle fredde che spirano sull’imponente massiccio dell’Himalaya. A livello scientifico appartiene alla varietà Hua Niu, a sua volta resa preziosa da una produzione assai limitata per via di condizioni climatiche al limite del proibitivo, con forte escursione fra il giorno e la notte che assicura almeno il vantaggio di non dover ricorrere alla chimica per eliminare i parassiti, che a quelle altitudini non arrivano. In più, ogni albero impiega circa otto anni prima di iniziare a produrre mele, contro i quattro circa necessari a quelli tradizionali, e la stagione della raccolta si limita ad un paio di mesi all’anno.

Ma per quanto straordinarie siano le peculiarità, la Black Diamond non ha un sapore così diverso da tutte le altre mele in circolazione – viene definita leggermente più dolce e meno acidula - e neanche si differenzia dal resto per contenuto di calorie, fibre e nutrienti. A renderla un frutto da ricchi sono l’esclusività e il prezzo, che nei mercati asiatici può arrivare a 20 euro al pezzo.