Béziers è una splendida città mediterranea dell’Hérault, nella regione vinicola dell’Occitania, nel su della Francia. Il suo nome richiama vigneti e corride, ma a renderla un vero gioiellino a cielo aperto sono gli straordinari paesaggi e il Canal du Midi, costruito nel XVII secolo e protetto dall’Unesco.
Eppure a Béziers c’è un problema che accomuna la cittadina al resto delle grandi città francesi, e non solo: i cani. In tutta la Francia, dicono le cifre, se ne contano oltre 8 milioni, di cui più di 300mila nella sola Parigi. Nulla di cui eccepire, ci mancherebbe, se non fosse che dati alla mano, le stesse cifre del censimento possono essere applicate agli escrementi che ogni giorno ammorbano i marciapiedi e costringono allo slalom chi ama i cani e tutti gli animali del creato, ma decisamente meno trovarsi tracce della loro digestione sotto le scarpe.
Succede, appunto, anche a Béziers, dove il sindaco Robert Ménard, ex giornalista e fra i fondatori di “Reporter sans frontieres”, dopo aver spesso migliaia di euro in cartelloni stradali e campagne di sensibilizzazione che non sono servite a niente, ha deciso di usare le maniere forti. “Non ne possiamo più - ha tuonato dai microfoni di una radio locale - raccogliamo più di 1000 feci al mese, e solo in centro. Non si può andare avanti così: il problema non sono i turisti, ma gli abitanti del posto che non puliscono”.
Dopo aver messo la firma su iniziative non sempre popolari che hanno fatto parlare tutta la Francia, come il coprifuoco serale per i minori di 13 anni e la guerra contro chi sputa per terra, Ménard ha voluto e spinto con forza un piano per individuare chi non raccoglie le feci dei propri cani approfittando dell’oscurità o del fatto di non essere visto, lasciando agli altri il piacere di eliminare tutto, nel più tipico menefreghismo che anche in Italia regna sovrano.
Il consiglio comunale di Béziers ha appena varato un progetto sperimentale addirittura basato sulla genetica, per individuare i proprietari che lasciano al prossimo l’onere di ripulire le feci dei propri cani. Il tutto avverrà attraverso l’introduzione di un “passaporto genetico” obbligatorio rilasciato da un veterinario, a cui spetterà il compito di schedare il Dna di ogni animale fino a formare un database della popolazione canina di Béziers.
A quel punto, basterà una veloce analisi di laboratorio per risalire ai legittimi “proprietari” di ogni cacca ritrovata sui marciapiedi, accompagnata da una multa di 122 euro per ogni deiezione. Il che, contando che per i cani è un bisogno fisiologico spesso ripetuto più volte al giorno, significa immolare una discreta cifra, che peraltro sarà utilizzata per finanziare la pulizia delle strade cittadine.
Ménard, ricordano gli abitanti, ha dichiarato guerra ai proprietari dei cani più maleducati da tempo. Nel 2016 il sindaco aveva già provato a introdurre una misura simile, ma un tribunale aveva bocciato l’idea ritenendola un attacco alle libertà personali. In cosa consistesse la libertà di abbandonare la cacca del cane per strada, non è chiaro. Ma tant’è.
Questa volta, al contrario, la prefettura ha dato il via libera al passaporto genetico: nella fase sperimentale, prevista fino al 2025, ai proprietari sono concessi tre mesi di tempo per far registrare il Dna del proprio animale. Punto e basta.
Ma Béziers non è l’unica città a varare iniziative simili: diverse città spagnole utilizzano da tempo la profilazione genetica per combattere la piaga delle deiezioni stradali. E dati alla mano, l’idea funziona egregiamente: ad un anno dall’adozione, il numero di cacche per le strade di Malaga era calato del 30%, e meglio ancora è andata a Valencia, dove è sparito il 90% dei cumuli maleodoranti. A Madrid, al contrario, il comune ha preferito per adesso la linea morbida, più o meno: distribuzione massiccia dei sacchetti per la raccolta delle deiezioni canine, e multe fino a 1.500 euro per chi non li utilizza. Oppure, in alternativa, due giorni di lavori socialmente utili a ripulire marciapiedi, parchi e giardini dalle cacche altrui. Per vedere l’effetto che fa. Finalmente.