A otto di ore volo dall’Italia, nel piccolo arcipelago di Capo Verde, i 50mila abitanti che si dividono su una decina di isole vulcaniche sparpagliate al largo del Marocco, quasi nel mezzo dell’Atlantico, non stanno più nella pelle. I “Tubarões azuis”, gli squali blu, soprannome dei giocatori della Nazionale del minuscolo Paese africano, hanno appena conquistato l’impensabile: la prima qualificazione ad un Mondiale di Calcio della loro storia. Primo posto nel girone D e accesso diretto alle fasi finali, ospitate fra Stati Uniti, Messico e Canada nell’estate del prossimo anno, grazie alla netta vittoria sull’eSwatini, con tre reti messe a segno da Livramento, Semedo e Stopira, e per di più togliendosi perfino il lusso di lasciare al blasonato Camerun il secondo posto.
Quello che a rappresentative cariche di tradizioni, storia e di nomi non riesce più se non a fatica, come l’Italia – per dirne una – l’hanno centrato gli 11 scelti dalla “Federação Caboverdiana de Futebol”, ufficialmente nata nel 1978, tre anni dopo che il Paese ha raggiunto l’indipendenza dal Portogallo.
Una fiaba, un sogno di occhi aperti che ha scatenato i festeggiamenti fino a notte fonda in tutto il Paese, reso possibile dall’allargamento del regolamento voluto dalla Fifa che fa posto a 48 squadre, ma merito soprattutto delle scelte di “Bubista”, 55 anni, soprannome di Pedro Leitao Brito, ex terzino oggi diventato allenatore, ormai sicuro di essersi guadagnato un posto nella storia del suo Paese.
Sono le storie belle dello sport, come la celebra nazionale di bob giamaicana, capace di guadagnarsi le qualificazioni ai Giochi olimpici di Calgary nel 1988, raccontato qualche anno dopo in un celebre film Disney.
Come andrà il Mondiale per la nazionale di Capo Verde nessuno è in grado di saperlo, ma per prepararsi come si deve il governo ha deciso di proclamare festa nazionale ogni singola partita dei Tubarões azuis.








