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Forse non c’era bisogno dell’ennesima conferma, ma questo è un mondo che ormai va al contrario, affollato di gente con il cervello di standby.

L’ultima follia dell’umanità parte dall’ormai celebre video di scuse di Chiara Ferragni, quello in cui l’imprenditrice-influencer recita in lacrime un mea culpa sulla triste vicenda dei panettoni griffati della Balocco che si conclude con un milione di euro promesso al reparto di oncologia pediatrica dell’ospedale infantile Regina Margherita di Torino.

Un video di pochi secondi in cui Chiara ha scelto un outfit preciso e calibrato: una tuta di colore grigio, colore del pentimento, unita al dettaglio di essere senza trucco, in cui racconta la vicenda dal suo punto di vista, autoaccusandosi di troppa leggerezza per non aver saputo scindere un’operazione commerciale da una benefica.

Fino a qui, anche se ci sarebbe da discuterne, tutto normale, nel senso che volendo vederla da un punto di vista squisitamente italiano, è comunque una novità quasi inedita vedere qualcuno pentirsi pubblicamente di ciò che ha fatto. In genere, da queste parti, anche chi viene beccato con le mani dentro sacche zeppe di denaro sceglie un paio di frasi infallibili: la prima, “è un equivoco, posso spiegare tutto”, seguita dalla seconda, un classico intramontabile: “confido nel lavoro della magistratura”.

Vabbè. Ma la stranezza vera di questa piccola storia poco natalizia, ciò che rende preoccupante il cammino futuro dell’umanità, è un’altra notizia parallela che ha dell’incredibile: la tutona indossata dalla Ferragni è andata esaurita nel giro di poche ore.

Preferiamo evitare di nominare il marchio di maglieria pregiata, per non accodarci a questa corsa verso la follia, ma vale invece la pena citare il prezzo: alla faccia della tutona sformata di flanella da casa, quella di Chiara è in lana d’angora e costa 600 euro, e come già detto la versione grigia è ormai sold out, ma l’azienda si è affrettata a specificare che resta disponibile in nero ed in bianco. Meno male, un pensiero in meno.