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Ci sono voluti trent’anni di ricerche e analisi, per appurare quando gli alimenti ultra-processati siano una delle principali cause di morti premature. Ma alla fine, dopo anni di sospetti è arrivata la certezza scientifica.

Una verità che si deve alla testardaggine dei ricercatori della “TH Chan School of Public Health” della Harvard University, pubblicato per intero sul “British Medical Journal”. Il test ha coinvolto 74.563 donne e 39.501 uomini in salute, suddivisi in quattro diverse classi in base alle loro abitudini alimentari: alimenti non trasformati, minimamente trasformati, trasformati e ultra-processati.

L’unico obbligo dei partecipanti, sottoporsi a visite periodiche e questionari ogni due anni per permettere al team di ricercatori verificare lo stato di salute. Ma è quando si arriva ai numeri, che la faccenda prende tutt’altra piega: nel tempo, sono stati documentati ben 48.193 decessi, divisi fra 8.005 uomini e 30.188 donne. In 13.557 casi la causa di morte è stata il cancro, a cui aggiungere 11.416 per malattie cardiache, 3.926 per cause respiratorie e 6.343 legati a malattie neurodegenerative.

Dall’analisi dei dati, nell’arco dei 30 anni del follow up è emerso un rischio maggiore del 4% di contrarre malattie potenzialmente letali per chi ha una dieta basata essenzialmente si alimenti ultra-processati. Più precisamente ancora, +8% di rischio di contrarre malattie cerebrali come la demenza. Inevitabilmente, i dati mostrano una netta riduzione della mortalità nei soggetti che si affidano a diete e abitudini più salutari, a cominciare dall’eliminazione di alcol e fumo.

Nello studio, il dottor Mingyang Song, professore associato di epidemiologia clinica e nutrizione presso la School of Public Health di Harvard, ha precisato che non tutti gli alimenti trasformati sono creati allo stesso modo: i cereali integrali ultra-lavorati non presentano gli stessi rischi delle carni, dei prodotti per la colazione e delle bevande zuccherate artificialmente, alimenti con il più alto tasso di rischio.

In particolare, la maggior percentuale di pericolosità è stata riscontrata nei soggetti che consumavano carne, pollame e frutti di mare, prodotti che costituiscono quasi il 60% della tipica dieta americana, ma in crescita anche nelle abitudini degli europei. “Gli alimenti ultra-processati, tipicamente di bassa qualità nutrizionale e ad alta densità energetica, dominano l’offerta alimentare dei paesi ad alto reddito e il loro consumo è in notevole aumento nei paesi a reddito medio: possono contenere sostanze nocive, come additivi e contaminanti formati durante la lavorazione”.

Ma quali sono, con precisione, gli alimenti ultra-processati? In linea generica, la definizione indica i cibi usciti da diversi cicli di lavorazioni industriali che possono arrivare sugli scaffali sottoforma di cibi da scaldare o consumare direttamente. Nelle quattro categorie indicate nello studio, gli ‘alimenti non trasformati o minimamente’ – ovvero quelli naturali sottoposti a congelamento o refrigerazione, pastorizzazione, fermentazione alcolica, rifilatura o comunque i processi che non prevedono aggiunte di sale, grassi, olii o zuccheri - includono frutta, verdure, foglie, radici, legumi, uova, latte, frattagli e muscoli.

Alla categoria degli ‘alimenti processati’, quelli in cui è facile trovare additivi ma con il solo scopo di preservarne le proprietà, rientrano zucchero, miele, sale, olio d’oliva e di semi. Nei ‘cibi processati’, a cui sono aggiunti conservanti per prolungarne la conservazione, appartengono pane fresco, verdura e frutta in scatola, vino, birra, carni lavorate, salumi, pesce in scatola e frutta sciroppata.

Per finire con la voce peggiore: gli ‘alimenti ultra processati’, quelli a cui vengono aggiunti più di cinque ingredienti (lattosio, caseina, glutine, siero di latte), conservanti, grassi idrogenati, coloranti, stabilizzanti e mascheratori di sapore. Ovvero, per essere chiari: bevande gassate, snack e merendine confezionate, creme spalmabili, fette biscottate e cereali per colazione, salse istantanee, pizze confezionate, bastoncini di pesce, wurstel, hamburger, zuppe e hamburger vegani.