Non è un “biopic”, sullo stile fortunato di “Bohemian Rhapsody”, ma neanche un documentario. “Moonage Daydream” è un viaggio nella mente psichedelica di uno dei più grandi artisti di sempre, “un’odissea cinematografica che esplora il viaggio creativo e musicale di David Bowie”.
La firma è quella di Brett Morgan, regista ormai specializzato nel genere, con all’attivo omaggi su pellicola a monumenti del rock come “Kurt Cobain: Montage of Heck” e Crossfire Hurricane”, dedicato ai Rolling Stones.
È la storia intima di David Robert Jones, londinese classe 1947, alfiere del “glam rock” con 140 milioni di album venduti fra il 1962 ed il 2016, l’anno in cui un brutto male l’ha portato via per sempre, dopo aver regalato al mondo “Blackstar”, il suo ultimo album, una premonizione e un atto d’addio in musica. In mezzo, una carriera costellata di successi e trasformazioni, passando da “Ziggy Stardust” al “plastic soul”, il “White Duke” della trilogia di Berlino al tema della bisessualità, e poi l’elettronica, la dance, la poesia, la danza, la pittura, il cinema, la fotografia.
La pellicola inizia con la voce fuori campo di Bowie che cita Nietzsche: è la cifra delle pellicola, la scelta registica di lasciare alla viva voce dell’artista il compito di accompagnare gli spettatori nel suo mondo. Nessuna concessione alla solita sfilata di musicisti, collaboratori, amici e vicini di casa che in genere infarciscono questo genere di omaggi postumi. Al loro posto, un lavoro di selezione enorme durato cinque anni, necessari per mettere mano all’immenso materiale conservato gelosamente dalla “David Bowie Estate” che rappresenta il riassunto dell’immensa carriera di Bowie, e altri 18 mesi per progettare il sonoro, le animazioni e le palette di colori.
Seguono 140 minuti caleidoscopici di colori e immagini, fra frammenti delle sue clamorose esibizioni live, interviste che spesso erano altrettanto irriverenti e poi film, opere d’arte e pensieri. Il risultato, cosa assai rara, è stato approvato dagli eredi della famiglia Bowie, perché il gusto che lascia alla fine è che sia stato lo stesso David a guidare il regista nel mettere insieme la pellicola, e non il contrario.
Un caos apparente che racchiudeva un talento immenso ed una voglia di vita altrettanto sconfinata, filtrata attraverso una carriera artistica che ha costantemente cercato il meglio e la bellezza, usando se stesso come una tela bianca su cui dipingere, di volta in volta, un nuovo personaggio.
Insieme al film, è in uscita anche un album che racchiude versioni inedite di alcune hits di Bowie, fra cui un medley live registrato nel 1973 all’Hammersmith Odeon di Londra, durante l’ultima apparizione di Ziggy Stardust, accompagnato dalla chitarra di Jeff Beck, e una versione di “Heroes” del 1978 all’Earl Court.
CREDITI
Sceneggiatura, regia, editing - Brett Morgen
Prodotto da - Brett Morgen
Produttori esecutivi - Kathy Rivkin Daum, Hartwig Masuch, Justus Haerder, Michael Rapino, Heather Parry, Ryan Kroft, Bill Zysblat, Tom Cyrana, Bill Gerber, Eileen D’Arcy, Aisha Cohen, Debra Eisenstadt
Fonici di missaggio - Paul Massey, David Giammarco
Montatori suono e musica - John Warhurst, Nina Hartstone
Musiche - Tony Visconti
Animazione e grafica - Stefan Nadelman
Colorista - Tyler Roth
Archive producer - Jessica Berman-Bogdan
Tecnico del suono - Tim Gomillion
Ingegnere del suono - Bill Stein
Produzione – Neon, Universal Pictures, Live Nation Productions, Public Road Production, in collaborazione con HBO Documentary Films
Immagini tratte da: The Spiders from Mars (1972-1973), Diamond Dogs Tour (1974), Stage Tour (1978), Serious Moonlight Tour (1983), Outside Tour ed Earthling Tour (1995-1997)