Sesto di nove figli cresciuti a Brooklyn, Clarence Frank Birdseye aveva una passione che un po’ inquietava il resto della sua famiglia: la tassidermia, impagliare animali morti. Erano, avrebbero scoperto tutti anni dopo, i primi passi di uno scienziato destinato ai libri di storia per aver ideato e reso possibile la nascita del cibo surgelato.
Le tecniche per conservare il cibo a temperature bassissime, Birdseye le aveva imparate dagli Inuit, popolo artico abituato da sempre a pescare forando spessi strati di ghiaccio e conservando il pesce fresco facendo in modo che congelasse velocemente tra temperatura esterna e blocchi di ghiaccio. Lo stupore più grande dello scienziato, vedere che dopo lo scongelamento il pesce tornava ogni volta fresco come appena pescato.
Un anno dopo, era il 1925, Clarence Frank Birdseye deposita il suo brevetto di “Macchina per la congelazione rapida” e l’atto di nascita della “General Seafood Corporation”, azienda che debutta sul mercato con 18 negozi a Spingfield, Massachusetts, che proponevano alle casalinghe con poco tempo da dedicare ai fornelli una selezione di verdure surgelate come spinaci e piselli e soprattutto pesce.
Da allora è passato un secolo esatto, e il settore dei cibi surgelati ha fatto passi giganteschi grazie anche allo sviluppo tecnologico dei freezer, che raggiungono in tempi brevissimi i -18°, permettendo la congelazione di cristalli d’acqua che preservano la struttura molecolare degli alimenti insieme al sapore e alle proprietà organolettiche e nutrizionali. In più, la totale mancanza di conservanti, poiché i cibi surgelati vincono il tempo sfruttando soltanto il freddo.
Dopo un primo momento di perplessità, il fenomeno esplode con forza negli anni Cinquanta finendo, insieme all’invenzione della lavatrice e del microonde, per essere cavalcato addirittura come forma di emancipazione femminile di fronte alle pesanti incombenze familiari quotidiane. I surgelati, per di più, sono quanto di più democratico possa esistere in cucina: chiunque può scongelarli e sbizzarrirsi con le ricette o semplicemente mangiare piatti pronti.
Gli italiani scoprono l’esistenza dei surgelati nel 1967 con il merluzzo, seguito poco dopo dai bastoncini impanati che diventano un modo pratico per far mangiare il pesce anche ai bambini. Un paio d’anni dopo arrivano le patatine e i minestroni surgelati, mentre bisogna attendere gli anni Novanta per assistere all’arrivo di un’autentica valanga di piatti pronti in cui non è necessario aggiungere nulla: basta scongelarli e metterli in tavola.
Un successo continuo e incessante che hanno trasformato i surgelati in fedeli alleati delle cucine italiane: secondo l’Istituto Italiano Alimenti Surgelati, nel 2024 gli italiani ne hanno consumati 653mila tonnellate, il 2,3% in più rispetto all’anno precedente. Lo stesso vale per il Regno Unito, dove i surgelati muovono 8,5 miliardi di sterline all’anno. Tra le preferenze svettano i vegetali, seguiti dalle patate e dal pesce, ma tallonati da pizze surgelate, piatti pronti e specialità di altri Paesi. A proposito, l’antica azienda creata da Birdseye, diventata nel tempo la “Birds Eye Frosted Food”, esiste ancora oggi, ed è diventata un vero colosso della surgelazione.