Il festival musicale più celebre e celebrato del mondo, a cui nessuno di quelli che contano poteva permettersi mancare, reso esclusivo dalla location nel mezzo del deserto californiano, all’Empire Polo Club di Indio, dalla presenza di marchi e griffe di moda che ogni anno lanciavano le nuove tendenze del fashion nate ispirandosi proprio al mix di hipster, hippie, bobo-chic e tex-mex che per anni è andato per la maggiore, per finire alle line-up musicali che oltre ad ospitare il meglio del meglio delle classifiche hanno sempre avuto un vanto: assicurare almeno una reunion all’anno. Da Axl Rose che nel 2016 ha ritrovato i “Guns N’ Roses”, al ritorno sul palco di Beyoncé con le “Destiny’s Child” nel 2019.
Ma quest’anno, edizione numero 25, qualcosa è andato storto, mentre serpeggia l’idea che il “Coachella Valley Music and Arts Festival” sia arrivato al capolinea. A sancirlo le difficoltà incontrate dalle prevendite, quando fino allo scorso anno i biglietti disponibili volavano via in meno di mezzora, e la scomparsa quasi totale della truppa dei volti famosi che era la parte più glamour dell’appuntamento.
Gli indizi della crisi che forse equivale all’inizio della fine, secondo gli esperti sono sparsi un po’ ovunque: primo, il prezzo esorbitante dei biglietti di ingresso che la gente comune, la vera folla del Coachella, che non sembra più disposta a immolare cifre folli pur di dire “io c’ero” attraverso un selfie. Si fa presto a capire il perché, scoprendo che un biglietto d’ingresso in tariffa base quest’anno si aggirava sui 500 dollari, mentre per assicurarsi un trattamento “Vip” non ne bastavano 1.300. E questo senza contare dettagli collaterali come mangiare e dormire, che ovviamente in quei giorni diventano imprese improponibili.
Punto numero due, gli artisti più di grido, quelli il cui nome vale il sold-out sembrano aver preso le distanze dal festival dell’apparire, preferendo altri palcoscenici come il “Primavera Sound” di Barcellona, uno degli eventi fra i più attesi dell’anno insieme al “Lovers & Friends Festival” di Las Vegas e il “Jazz & Heritage Festival” di New Orleans. Lo dimostra la line-up del Coachella 2024, dell’11% più corta del solito, ha valutato qualcuno, che poteva contare a malapena su nomi come Lana Del Rey, Tyler, The Creator, Doja Cat e la reunion di Gwen Stefani e i No Doubt, gente che ha seguito – per carità – ma non certo paragonabile a quelli di Dua Lipa o Billie Eilish, che non a caso hanno preferito guardare altrove. Terzo, e per adesso ultimo motivo, la profonda crisi che sta attraversando lo stato della California, diventato un posto affollato di senzatetto, insicuro, sporco, dove è difficile trovare casa e per sopravvivere degnamente servono stipendi massicci.
In fondo, nel silenzio il Coachella era nato 25 anni fa, dall’idea di Paul Tollett e Rick Van Santen, diventando di anno in anno la punta più luccicante della Gen Z, per poi scivolare da una parte in un carrozzone marketing di proposte commerciali e dall’altra nelle “Olimpiadi degli influencer”, ovvero l’unica categoria che ancora accorre in massa a Indio, alla ricerca di contenuti da postare ma a cui parte la propria immagine, di tutto il resto gli importa poco o nulla.