Sarà la storia vera di Salvatore Todaro, comandante di sommergibili della Regia Marina, il film in concorso d’apertura al Festival del Cinema di Venezia 2023. Un’edizione costretta a fare i conti con lo sciopero degli attori che sta mettendo in ginocchio Hollywood e l’intera industria del cinema.
Diretto da Edoardo De Angelis, sceneggiato dallo stesso De Angelis e Sandro Veronesi, “Comandante” si affida alla straordinaria capacità interpretativa di Pierfrancesco Favino, attore che ormai incarna una delle più belle realtà del cinema italiano. Mentre gli interni sono stati ricostruiti a Cinecittà World, il sommergibile è stato realizzato a grandezza naturale e reso capace di galleggiare e navigare nel bacino navale Ferrari di Taranto grazie ad un sistema “puntoni”: la replica del Cappellini, che ha richiesto otto mesi lavoro di un centinaio di persone fra ingegneri, costruttori e artigiani, pesava più di 70 tonnellate ed era lungo 73 metri.
La vicenda, tratta dall’omonimo romanzo, è ambientata all’inizio del secondo conflitto mondiale, quando il comandante Todaro chiede e ottiene per il nuovo sommergibile “Cappellini” la prua rinforzata per eventuali attacchi alle unità nemiche e armi per tutto l’equipaggio. In una notte del 1940, il Cappellini ingaggia battaglia con un mercantile fino ad affondarlo.
“L’uomo alla guida di una trireme romana duemila anni fa è lo stesso che comanda un sommergibile nel 1940, in Atlantico, in piena guerra. Quell’uomo si chiama Salvatore ed è forte - ha commentato il regista - affonda il ferro delle navi nemiche senza paura e senza pietà. Ma il nemico inerme non è più un nemico, è solo un altro uomo e allora lo salva. Perché l’essere umano davvero forte è quello capace di tendere la mano al debole. Salvatore conosce le leggi eterne che governano il cielo e il mare e sa che sono superiori a qualunque altra legge. Chi salva un solo uomo, salva l’umanità”.
La figura di Salvatore Todaro non è immaginaria: il Comandante è esistito realmente, e la celebre frase che suggella il suo carattere, quella in cui risponde al comandante nemico perché ha scelto di mettere a rischio la vita di tutto l’equipaggio per salvare un gruppo di marinai, rappresenta l’orgoglio di un militare tutto d’un pezzo, che tuttavia aveva imparato l’importanza di saper ascoltare tanto la divisa quanto il cuore.
Nato a Messina nel 1908 da famiglia di origine agrigentina, Salvatore Todaro cresce a Sottomarina di Chioggia, dove sviluppa la passione per il mare. Si trasferisce a Livorno nel 1923, a quindici anni, per frequentare l’Accademia Navale, che nel 1927 farà di lui un Guardiamarina. Negli anni successivi diviene ufficiale della Regia Marina e fa esperienza sulle unità navali di superficie e su mezzi di supporto della Regia Aeronautica.
È durante un’esercitazione a bordo di un idrovolante che nel 1933 un incidente gli procura la lesione della colonna vertebrale che potrebbe valergli congedo illimitato e pensione d’invalidità, ma Todaro decide di proseguire con l’ausilio di un busto metallico che gli procurerà dolori e disagi per il resto della vita.
Nel 1936 è il suo primo imbarco su un sommergibile, il “Marcantonio Colonna”, come secondo ufficiale. Il suo primo comando è del 1937. Raggiunto il grado di Capitano di Corvetta, all’inizio della Seconda guerra mondiale ottiene il comando del nuovissimo sommergibile “Cappellini”, a bordo del quale parteciperà alla Battaglia dell’Atlantico insieme agli U-boot tedeschi. In due successive missioni, nell’ottobre del 1940 e nel gennaio del 1941, affonda due mercantili armati di supporto alle forze alleate e dopo il loro affondamento trae in salvo i marinai superstiti per sbarcarli in porti neutrali, ottemperando alla legge del mare.
Per questo viene redarguito dal comandante in capo dei sommergibilisti tedeschi, Karl Dönitz, che lo apostrofa con l’epiteto di “Don Chisciotte dei mari”. La replica di Todaro è secca: “Sono un italiano, ho duemila anni di civiltà sulle spalle, e queste cose continuerò a farle”. (A Norimberga Karl Dönitz, riconosciuto estraneo agli obbrobri dell’olocausto, verrà condannato a dieci anni di reclusione per “crimini contro le leggi di guerra”, con l’accusa di avere dato ordine, dopo l'affondamento del mercantile armato britannico Laconia, di non soccorrere i sopravvissuti).
Nel novembre 1941 Todaro passa al servizio della X Flottiglia MAS, con cui prende parte al blocco del porto di Sebastopoli nel Mar Nero, contro le forze della marina sovietica. Al tempo del suo passaggio, la X Mas non è ancora diventata la vergogna e il disonore delle forze armate, cosa che avviene dopo l’8 settembre 1943 quando il suo fondatore, Junio Valerio Borghese, decide di farne una teppa di aguzzini al servizio dei nazisti e della Gestapo, responsabile di rastrellamenti e di torture nei confronti di ebrei italiani e di partigiani.
Orrori dei quali Todaro non è nemmeno venuto a conoscenza poiché nel dicembre del 1942, lasciata la X Mas e tornato in Mediterraneo al comando del peschereccio armato Cefalo, muore a soli 34 anni dopo un attacco al porto tunisino di Bona, raggiunto nel sonno da una raffica di mitragliatrice sparata da uno Spitfire inglese.
Di personalità poliedrica e anticonformista, Todaro era monarchico convinto e cattolico osservante ma aveva anche approfondito pratiche eterodosse ed esoteriche come lo yoga, l’occultismo e lo spiritismo, delle quali si serviva durante le missioni. È stato soprannominato “Mago Baku” dall’equipaggio sul Cappellini a causa delle intuizioni improvvise grazie alle quali è riuscito più volte a salvare l’imbarcazione.
Sposato nel 1933 con Rina Anichini, ha avuto due figli: Gian Luigi (1939-1992) e Graziella Marina (1943), nata pochi mesi dopo la sua morte. Nel corso della sua carriera ha ottenuto una Medaglia d’Oro, tre d’Argento e due di Bronzo al Valor Militare.
In sua memoria la Marina Militare ha assegnato il suo nome prima alla Corvetta Anti Sommergibili “Salvatore Todaro” appartenente alla classe “De Cristofaro” in servizio tra il 1966 e il 1994 e poi al sommergibile U212A, primogenito della nuova omonima Classe, varato nel 2003 e tuttora in servizio.
A lui sono intestate una piazza e una scuola primaria di Chioggia, la città nella quale è cresciuto. Nel 2023 la Fondazione Gariwo lo ha inserito nell'Enciclopedia dei Giusti dell’Umanità e un olivo sarà piantato in suo onore nel Giardino dei Giusti di Civitavecchia.
LA TRAMA
All’inizio della Seconda guerra mondiale Salvatore Todaro comanda il sommergibile Cappellini della Regia Marina alla sua maniera: prua rinforzata in acciaio per improbabili speronamenti, colpi di cannone sparati in emersione per affrontare faccia a faccia il nemico e un equipaggio armato di pugnale per impossibili corpo a corpo.
Nell’ottobre del 1940, mentre naviga in Atlantico, nel buio della notte si profila la sagoma di un mercantile che viaggia a luci spente, il Kabalo, che in seguito si scoprirà di nazionalità belga e che apre improvvisamente il fuoco contro il sommergibile e l'equipaggio italiano.
Scoppia una breve ma violenta battaglia nella quale Todaro affonda il mercantile a colpi di cannone. Ed è a questo punto che il Comandante prende una decisione destinata a fare la storia: salvare i 26 naufraghi belgi condannati ad affogare in mezzo all’oceano per sbarcarli nel porto sicuro più vicino, come previsto dalla legge del mare. Per accoglierli a bordo è costretto a navigare in emersione per tre giorni, rendendosi visibile alle forze nemiche e mettendo a repentaglio la sua vita e quella dei suoi uomini.
Quando il capitano del Kabalo, sbarcando nella baia di Santa Maria delle Azzorre, gli chiede perché si sia esposto a un tale rischio contravvenendo alle direttive del suo stesso comando, Salvatore Todaro risponde con le parole che lo hanno reso una leggenda: “Perché noi siamo italiani”.
CAST TECNICO
Regia – Edoardo De Angelis
Soggetto – Edoardo De Angelis
Sceneggiatura – Edoardo De Angelis, Sandro Veronesi
Produttori – Pierpaolo Verga, Nicola Giuliano, Attilio De Razza, Edoardo De Angelis, Francesca Cima, Carlotta Calori, Viola Prestieri
Produzione – Indigo Film, O’Groove, Rai Cinema, Tramp Ltd, V-Groove, Wise Pictures
Distribuzione – 01 Distribution
Fotografia – Ferran Paredes Rubio
Montaggio – Lorenzo Peluso
Effetti speciali – Kevin Tod Haug
Musiche – Robert Del Naja
Scenografia – Carmine Guarino
Costumi – Massimo Cantini Parrini
Trucco – Paola Gattabrusi
INTERPRETI E PERSONAGGI
Pierfrancesco Favino – Salvatore Todaro
Massimiliano Rossi – Vittorio Marcon
Johan Heldenbergh – Georges Vogel
Arturo Muselli – Danilo Stiepovich
Gianluca Di Gennaro – Vincenzo Stumpo
Johannes Wirix – Jacques Reclercq
Paolo Bonacelli – Betti
Cecilia Bertozzi – Anna
Silvia D’Amico – Rina Todaro
Giuseppe Brunetti – Gigino Magnifico