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Nell’ottobre del 1998, gli Stati Uniti emanavano la “CTEA” (Copyright Term Extension Act), una legge che estendeva di 20 anni la protezione per le opere registrate negli USA dopo il 1923. Prima di allora, i termini arrivavano a proteggere fino a 70 anni le opere di un autore, a 95 quelli della pubblicazione e a 120 quelli della creazione da parte di un’impresa.

Da allora, ad ogni inizio di nuovo anno diverse opere artistiche, musicali, letterarie e cinematografiche diventano di dominio pubblico, rendendo ogni volta l’arte un po’ più libera e di tutti. Opere che, perdendo la protezione del copyright, da quel momento possono essere utilizzate, copiate e condivise senza dover pagare diritti a nessuno.

Il 1° gennaio scorso è accaduto di nuovo, liberando per sempre opere e idee datata 1929 che spesso hanno segnato intere epoche. Fra queste “Tintin”, il celebre ragazzino reporter belga nato dalla matita di Hergé, “Braccio di Ferro”, il marinaio nerboruto che trova forza negli spinaci, diversi romanzi di Ernest Hemingway e William Faulkner e il monumentale “Bolero” di Ravel.

A rendere pubblico l’elenco delle opere che diventano di dominio pubblico è il “Centre for the Study of the Public Domain” della Duke University del North Carolina.

“Negli ultimi anni – spiega Jennifer Jenkins, direttrice del centro - abbiamo festeggiato l’arrivo nel dominio pubblico di personaggi come Topolino (2024) e Winnie the Pooh (2022). Ora è il turno delle prime versioni di Tintin e Braccio di Ferro, simboli di un’epoca e ancora amatissimi a distanza di quasi un secolo”.

Ma il 1929 non è stato importante soltanto per i fumetti: perde i diritti di copyright “L’urlo e il furore”, quarto romanzo di William Faulkner che racconta episodi di un’antica famiglia del sud degli Stati Uniti. Lo stesso per il celebre romanzo autobiografico di Ernest Hemingway “Addio alle armi”, ispirato alle esperienze vissute dal tormentato scrittore durante la Prima Guerra Mondiale.

Diventa di tutti anche “Una stanza tutta per sé”, una sorta di manifesto per l’indipendenza femminile scritto da Virginia Woolf, e la prima traduzione inglese di “Niente di nuovo sul fronte occidentale” del tedesco Erich Maria Remarque, un racconto crudele e sensibile degli orrori della guerra.

Per quanto riguarda il cinema svetta “Blackmail”, il primo film sonoro del signore del brivido Alfred Hitchcock, e “The Black Watch” di John Ford, le vicende del capitano scozzese dell’omonimo reggimento britannico.

Nell’elenco anche brani a dir poco straordinari entrati nell’immaginario collettivo: la leggendaria “Singin’ in the Rain”, scritta da Ignacio Herbert Brown e Arthur Freed, diventata la colonna sonora dell’omonimo film del 1952, interpretato da Gene Kelly e Debbie Reynolds.