Galleria fotografica

Il 6 maggio 1937, alla stazione aeronavale di Lakehurst, nel New Jersey, l’epopea dei dirigibili si chiudeva di colpo: in meno di mezzo minuto, lo “LZ 129 Hindenburg", considerato il più grande oggetto volante mai costruito, si schianta al suolo avvolto in una palla di fuoco. Muoiono arse vive 35 delle 97 persone a bordo.

L’eco della tragedia fa il giro del mondo, diventando l’atto di addio ad un modo di viaggiare diverso che l’uomo inseguiva dal 1852: avevano iniziato i francesi nel tentativo di evolvere le mongolfiere, ma la svolta sarebbe arrivata soltanto nel 1900 con il dirigibile ad armatura rigida dell’ex generale Ferdinand von Zeppelin, che aveva aperto un’era ancora tutta da esplorare.

Da allora, il dirigibile è rimasto per almeno un secolo relegato a ruoli minori: volavano sulle città o sugli eventi a grande partecipazione di pubblico a scopo pubblicitario e in qualche raro caso prestavano servizio come trasporto passeggeri, ma nulla di più: scomparsi, estinti come i dinosauri, altrettanto enormi.

Così fino ad ora, quando complici le innovazioni tecnologiche, il livello di sicurezza ed il bisogno di soluzioni di viaggio che rispettino sempre di più l’ambiente, il concetto di dirigibile sta per rinascere in grande stile.

L’americana “LTA Research”, la francese “Flying Whales” e l’inglese “Hybrid Air Vehicles” non fanno segreto dei progetti a cui lavorano da tempo, concentrati su altrettanti modelli di dirigibili che hanno lo scopo di riaprire un capitolo chiuso troppo in fretta in preda all’emozione.

Una delle tre, la LTA Research, ha appena mostrato per la prima volta i frutti dei propri sforzi: il “Pathfinder 1”, enorme dirigibile che in fase di test si è alzato di qualche metro all’esterno dell’hangar degli stabilimenti di Moffet Field, in California, dove è stato pensato e costruito.

Fra i più soddisfatti del primissimo esperimento un certo Sergey Brin, uno dei due fondatori del colosso “Google”, che sulle potenzialità ancora inespresse dei dirigibili ha scommesso forte.

“Sono stati 10 anni di sangue, sudore e lacrime - ha ammesso l’ad della LTA Alan Weston alla vigilia della presentazione - ora dobbiamo dimostrare che il nostro dirigibile può volare e soprattutto che è sicuro e affidabile. E lo faremo. Ci aspettano una serie di test di volo sempre più ambiziosi, prima che il Pathfinder 1 venga trasferito ad Akron, in Ohio, dove stiamo progettando una versione ancora più grande, il Pathfinder 3”.

La scommessa è quella di puntare su una “famiglia” di dirigibili per gli usi più disparati: missioni di soccorso e recupero, ma soprattutto il business più grosso: il trasporto di passeggeri a zero emissioni di carbonio. “Siamo entusiasti della possibilità: le innovazioni e le tecnologie hanno il potenziale per gettare le basi di un nuovo capitolo dell’aviazione civile”.

Il Pathfinder 1, lungo 124,5 metri, è il più grande velivolo a solcare i cieli dopo il gigantesco Hindenburg degli anni Trenta e sebbene l'aspetto sia simile a quello dello sfortunato dirigibile e utilizzi una gondola passeggeri ispirata a quella degli Zeppelin, il Pathfinder 1 è stato realizzato da zero utilizzando nuovi materiali e tecnologie progettuali all’avanguardia.

Il dirigibile della LTA, che al momento può trasportare fino quattro tonnellate di carico, utilizza come gas di sollevamento l’elio stabile anziché l’idrogeno infiammabile, contenuto in 13 celle giganti di nylon monitorati da sistemi laser. Un’intelaiatura rigida con 10.000 tubi rinforzati in fibra di carbonio e 3.000 mozzi in titanio formano uno scheletro protettivo attorno alle celle, il tutto circondato da una leggera pelle sintetica di Tedlar.

Dodici motori elettrici alimentati da generatori diesel e batterie consentono il decollo e l'atterraggio verticale, spingendo il Pathfinder 1 fino a 65 nodi, più o meno 120 km/h, anche se i primi voli saranno a velocità molto più basse.