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“Una delle più frequenti cause di divorzio è il matrimonio”. Nella sua immensa e ironica saggezza, Oscar Wilde sbagliava poco: in Italia lo scorso anno si è chiuso con 100mila divorzi e 120mila separazioni. E il Piemonte in materia fa la sua parte, rimediando un onorevole terzo posto sui dati che riguardano tutta la penisola.

Ma se dirsi addio anche davanti alla legge è sempre più semplice, non è altrettanto per gli strascichi ammantati d’odio reciproco in cui qualsiasi scusa è buona per darsi addosso. Ne sanno qualcosa, giusto per citare vicende che hanno fatto notizia, coppie come Totti e Ilary, finiti a carte bollate e avvocati al pari di Brad Pitt e Angelina Jolie, seguiti da Johnny Deep e Amber Heard, solo per citarne alcuni degli esempi più conosciuti.

Per tutti, celebri e anonimi, vale un dubbio, che finalmente qualcuno si è messo in testa di sciogliere: cos’è che trasforma un sentimento forte come l’amore in uno altrettanto devastante come l’odio?

È questa la domanda a cui ha tentato di rispondere uno studio pubblicato sulla rivista accademica “Couple and Family Psychology” che si occupa dei delicati aspetti della psicologia familiare. Per evitare false aspettative, meglio chiarire che una risposta univoca non è possibile, viste le infinite sfaccettature responsabili di un matrimonio che va in crash. Ma è altrettanto vero che i motivi sono più ricorrenti di quanto si immagini.

Il team ha selezionato un gruppo di 52 persone, fra uomini e donne, che avevano affrontato l’esperienza traumatica del divorzio, chiedendo loro di riassumere in un solo termine il motivo della fine del loro matrimonio. Il 75% ha risposto la totale mancanza di impegno del partner (a fare cosa non è chiaro), seguito a ruota dal 59,6% che addebita lo sfacelo all’infedeltà ed il 57,7% ai continui litigi che rendevano l’aria di casa irrespirabile.

Per il 45,1% il motivo principe è stato l’essersi sposati in età troppo giovane, mentre per il 36,7% a minare il rapporto sono stati i problemi economici, e il 34,6% la dipendenza da alcol e droghe, propria o del partner. Seguono le violenze domestiche (23,5%), i problemi di salute (18,2%) e l’avversione o la mancanza di supporto da parte delle rispettive famiglie (17,3%). Alla terza domanda, se loro stessi avrebbero potuto fare di più per salvare il rapporto, le risposte sono state quasi univoche: soltanto il 31,6% degli uomini e il 33,3% delle donne ha ammesso che sì, parte della colpa riccade anche su di loro.

Ma in tutto questo, c’è una terza via che si fa strada nel momento del divorzio, decisamente più civile. In America la chiamano “Conscious Uncoupling” e consiste nel tentare di fare le cose nel mondo meno traumatico possibile, soprattutto quando in mezzo ci sono dei figli. Messi da parte odio, vendette e urla, si tratta di stabilire a tavolino delle regole che, con un po’ di buona volontà, possono portare a rapporti futuri forse non del tutto sereni e pacifici, ma quanto meno accettabili.

Alfieri di questa forma di divorzio disarmato sono senza dubbio Gwyneth Paltrow e Chris Martin, che nel momento in cui hanno accettato l’idea che il loro rapporto fosse arrivato al capolinea, hanno scelto di mettere in primo piano il benessere dei loro due figli. Lo stesso si può dire di Demi Moore e Bruce Willis, negli anni ’80 una delle coppie più belle di Hollywood, che hanno scelto la strada dell’amicizia quando l’amore è finito. Ancora oggi, accanto a Bruce costretto ad affrontare una grave malattia che lo costringe lontano dal set, Demi non manca mai. Anzi, a dire il vero ambedue – quando si sono risposati – non hanno mai fatto mancare all’altro l’invito.