Mentre sta per scattare il periodo per antonomasia dedicato alle vacanze, gli scienziati avvisano: oggi è il 2 agosto, l’Earth Overshoot Day.
Significa, calcoli alla mano, che il mondo ha sfruttato completamente le risorse messe a disposizione ogni anno della natura. Un conto alla rovescia che ad ogni di calendario si accorcia inesorabilmente a causa delle pochezze umane: crisi climatica, guerre, perdita di biodiversità, inquinamento.
Problemi che fanno sorridere i negazionisti – quelli non mancano (e purtroppo non mancheranno mai) – ma che preoccupano tanto la comunità scientifica quanto chi è convinto che ciò che sta succedendo sia troppo per pensare a un’evoluzione naturale del clima.
Il calcolo dell’Overshoot Day non è campato in aria, ma si basa sulla semplice proporzione tra la domanda (la popolazione terrestre) e le risorse che il pianeta offre annualmente. È abbastanza ovvio capire che aumentando la prima diminuisce la seconda, anche perché la rigenerazione naturale è minacciata su più fronti e anche il ritmo diventa sempre più lento e insufficiente. Per essere ancora più chiari, i 5,8 miliardi di abi8tanti del pianeta stanno consumando ogni anno l’equivalente di 1,7 pianeti e la tendenza a salire – secondo gli esperti – non calerà almeno fino al 2023, anche se negli ultimi 5 anni l’indice del consumo sembra essersi stabilizzato, pur restando troppo alto per essere sostenibile.
Per avere la parità, o quasi, bisogna tornare indietro agli anni Settanta, quando il giorno in cui le risorse naturali terminavano cadeva sempre intorno alla fine dell’anno, restituendo un mondo più vivibile e corretto. Ma in mezzo secolo consumi, pretese e sovrappopolazione hanno ribaltato il calcolo, spingendo la data sempre più verso il momento del collasso.
Ogni Paese, oltre a quello globale che quest’anno cade il 2 agosto, ha un proprio Overshoot Day, e per l’Italia è scattato il 15 maggio.
Come invertire la rotta? Quest’anno, il Global Fooprint Network ha pubblicato un vademecum per far sì che i piccoli sforzi di ognuno possano spostare la lancetta facendo guadagnare tempo al pianeta. L’elenco, diffuso attraverso l’hashtag #MoveTheDate elenca piccole, grandi variazioni che possono fare la differenza in campi come l’alimentazione, l’energia e l’economia circolare. Ma per le Nazioni Unite l’obiettivo primario è ridurre le emissioni di gas serra del 43%: già questo sarebbe sufficiente per spostare la data dell’Overshoot Day di 20 giorni all’anno.