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A parte i soliti tre o quattro nomi che qualche millennio fa avevano fatto sospirare l’Italia, il tennis da queste parti non ha mai goduto di grandi fortune. Il periodo migliore, per decenni è stato quello firmato da gente come Panatta, Barazzutti, Bertolucci, Pietrangeli, Camporese e Gaudenzi, sostituiti dalla truppa della new wave italiana guidata da Jannik: Lorenzo Musetti, Fabio Fognini, Matteo Berrettini, Lorenzo Sonego, Matteo Arnaldi e la stella nascente di Jasmine Paolini per le donne.

Un concetto che – appunto - valeva fino all’arrivo di Jannik Sinner, il primo italiano a diventare numero uno al mondo, e per di più con una semplicità da “montagnino” che non ama le smancerie e tutto il corollario della popolarità.

Quello che è accaduto e sta accadendo dopo lo chiamano “Effetto Sinner”, e si traduce in un nuovo interesse verso uno sport antico e nobile come il tennis. Effetto numero uno l’aumento esponenziale di iscrizioni a corsi di tennis, fino a pochi mesi fa sport dato per spacciato dal “Padel”, rullo compressore che ha convinto decine di club a convertire i campi in terra rossa ai più piccoli e redditi campetti della nuova specialità. In base ai dati della Fitp (Federazione Italiana Tennis e Padel), lo scorso anno si è chiuso con 821mila tesserati 200mila in più del 2022, ben 700mila rispetto al 2000.

E che il tennis sia diventato una tendenza lo testimoniano anche il cinema, con “Challengers” di Luca Guadagnino diventato campione d’incassi, e la moda, con le grandi griffe che guardano con sempre maggiore interesse ai campi in terra rossa o erba rivisitando gonnelline a pieghe, polo, cardigan e calzini di spugna. Un trionfo di “outfit” su cui hanno messo la propria firma marchi come “Miu Miu”, “Michael Kors”, “Alberta Ferretti”, “Emporio Armani”, “Givenchy”, “Gucci” e molti altri.

In aggiunta, arriva il parere della scienza: numerosi studi, a cominciare da uno dei più approfonditi, realizzato dall’Università e di Oxford e pubblicato sul “British Journal of Sports Medicine”, confermano che lo sport della racchetta sarebbe addirittura in grado di diminuire il rischio generale di morte del 47%. Lo conferma anche una ricerca della “SIGGE” (Società Italiana di Cardiologia Geriatrica), secondo cui giocare a tennis in modo regolare riduce l’ipertensione, l’ictus e le malattie cardiache anche negli over 65. Dalla sua, il tennis è considerato l’incrocio perfetto tra attività aerobica e anaerobica, un mix che permette di bruciare calorie in abbondanza (in media 360 nel singolo, 200 nel doppio), ma è l’ideale anche per scolpire i muscoli di braccia, spalle, cosce, gambe, glutei e dorsali.

Benefici che si fanno sentire anche a livello mentale, per una disciplina che aiuta a sviluppare forza di volontà, determinazione, adattamento, attenzione, fiducia, resistenza e concentrazione. E questo senza contare l’equazione sesso-tennis, approfondite nientemeno che da Sigmund Freud, non proprio uno a caso. In suo volume datato 1938 e rinvenuto nel 1980, dal titolo “Il sesso come sublimazione del tennis”, il padre della psicanalisi moderna è convinto che: “Tutte le conquiste culturali di cui l'uomo va tanto fiero, tutti i suoi valori spirituali sono semplici sublimazioni delle pulsioni istintuali elementari di cui il sesso e il tennis sono le più fondamentali. Le pagine che seguono contengono un tentativo di approfondire e sviluppare la mia tesi che il sesso fa bene, ma il tennis dura di più”.