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“Molto rumore per nulla”, recita il titolo di una celebre commedia teatrale di Shakespeare che a Bruxelles, negli uffici della UE, probabilmente dev’essere scolpita su qualche parete interna.

Lo dicono prese di posizione che poi, alla lunga, diventano molto più di una retromarcia, un po’ come nel caso del nuovo standard Euro 7, a cui mancano giusto un paio di passaggi burocratici per diventare esecutivo, ma che ha già l’avallo dei 27 Paesi membri.

Qualcuno ricorderà che lo scorso anno da Bruxelles era partita una bordata con limiti alle emissioni che facevano gongolare gli ambientalisti e spaventavano a morte i marchi dell’automotive. Pur di ridurre l’impatto ambientale, accusato di essere il responsabile del 39% delle emissioni di ossido d’azoto, e dell’11% di PM2.5 e PM10, l’ordine di scuderia era diventato imperioso: auto e furgoni dovranno emettere il 35% rispetto a Euro 6, e i mezzi più grandi addirittura il 56%. I limiti di emissione, per finire, sarebbero diventati identici per ogni categoria o tipo di carburante utilizzato, comprese le elettriche. Il tutto da consegnare entro e non oltre il 2025 per le auto e 2027 per i mezzi pesanti.

Dati, va detto, poco realistici e del tutto irrealizzabili visti concretamente i tempi di sviluppo, test e omologazione richiesti. In extremis, la lobby dell’auto si era anche lanciata in una minaccia: se volete tutta questa tecnologia in breve tempo, sappiate che le auto costeranno molto di più.

Da qui in poi, finita la fase degli schiaffoni è iniziata quella più morbida diretta al “compromesso”, una road map dai toni più vellutati verso la pace motoristica con i produttori che continuavano ad allargare le braccia ripetendo il mantra “impossibile” e i burocrati di Bruxelles che man mano allentavano la morsa capendo che era rimasto poco da mordere.

Risultato finale, l’Euro 7 appena passato sostanzialmente conferma i requisiti Euro 6 per auto e furgoni, e in cambio impone che i veicoli rispettino gli standard più a lungo. Le uniche restrizioni riguardano autobus e camion, a cui sono concessi fino a 60 mesi per adeguarsi alle nuove norme.

Le uniche novità riguardano l’introduzione di un limite alle particelle emesse dei veicoli durante la frenata, il numero di particelle degli scarichi misurato in Pn10 e non 23, per includere quelle più piccole e dannose, e nuovi requisiti minimi per la durata delle batterie nelle auto e furgoni ibridi ed elettrici che prevedano l’80% dall’inizio del ciclo vita fino a 5 anni o 100mila km, e 72% fino a 8 anni o 160mila km.

Per finire con la nascita ufficiale del “Passaporto ambientale” di ogni veicolo, che dovrà racchiudere tutte le informazioni sulle prestazioni ambientali dal giorno dell’immatricolazione in poi. Il nuovo regolamento entrerà in vigore 30 mesi dopo l’approvazione definitiva per auto e furgoni, e 48 per autobus, autocarri e rimorchi.