Da quanto arriva nell'universo della moda e nel mondo dello spettacolo - il secondo ovvio riflesso del primo - un concetto è sempre più chiaro: il maschio sta perdendo mascolinità diventando sempre più androgino. Trucco, pailettes, borse da passeggio, gonne, tacchi e perfino reggicalze non sono più riserva privata ad uso esclusivo della donna, ma di un uomo sessualmente forse un po’ confuso, sempre più liquido, trasversale, ibrido. Quindi, dando per buone le tendenze “genderless”, c’è poco da stupirsi scoprendo che lo stesso capita fra le nuove tendenze del fashion al femminile, dove guadagna terreno un accessorio che, al contrario, è da sempre simbolo maschile: la cravatta.
Uno dei classici assoluti del guardaroba maschile, dove per decenni le scelte si limitavano a motivi impeccabili e formali: pois, quadretti, righe, Regimental, tinta unita. Più in là, al netto di qualche spiritosone che si lasciava andare a tinte “flou”, non si andava. Ma i tempi cambiano, i sessi si mischiano e le tendenze crescono libere nei campi, come la cicoria. Così, mentre l’uomo cerca disperatamente di liberarsi della seriosa cravatta, la donna decide di adottarla, in un eterno rimbalzo che in un modo o nell’altro la salva sempre dall’oblio.
La controprova alla teoria sta arrivando in queste ore dalle passerelle delle sfilate di Parigi, dove la cravatta femminile si proclama uno dei “must have” delle prossime stagioni. È la conferma che anche l’ultimo baluardo maschile si sta scrollando di un pesante passato fatto di convenzioni e stereotipi per diventare l’ennesimo capo di un guardaroba che è sempre più condiviso, dove a parte le taglie, non esistono più capi per lui o per lei.
In compenso, le cravatte per donne ricalcano la tradizione: tinta unita o a righe, Regimental, corte o lunghe, con mezzo nodo Windsor o ‘four in hand’, da abbinare su camicie bianche in seta e pantaloni in pelle, o sul collo nudo sotto giacche dalle spalle ampie. A questo punto, è solo questione di gusti.