In un mondo dove lo spazzino è diventato un “operatore ecologico” e un bidello un “collaboratore scolastico”, non deve stupire che perfino il “fancazzismo” assuma una nuova identità.
Per sentirsi al passo con i tempi, il non far nulla oggi si definisce “Fauxductibity”, e per di più è un andazzo sempre più diffuso che si riassume in un concetto semplicissimo: studiare i modi più fantasiosi per lavorare il meno possibile.
È questa, secondo alcune ricerche, una delle tendenze più recenti del mondo del lavoro, uscito con le ossa rotte dalla crisi dei conduttori e dalla “great resignation”, la folle mania di milioni di persone che hanno presentato le dimissioni mettendo in ginocchio interi comparti produttivi.
In realtà, in questo caso la Fauxductibity è da intendere come una forma di salvaguardia personale ed una forma di protesta verso una società che pretende performance e impegno di livello sempre crescente. Da qui, appunto, la reazione: trovare il modo di fare sempre meno ma dando comunque l’impressione di essere super-impegnati, perché è ovvio che passare il tempo a guardare le bollicine dell’acqua minerale alla lunga irrita i capi.
Secondo una recente indagine di “Workhuman”, multinazionale irlandese specializzata nella gestione del capitale umano, il 32% di chi non rientra nella classe dirigenziale ammette di fingere sul lavoro una produttività maggiore rispetto a quella reale. Ma la faccenda non si limita al personale impiegatizio, toccando perfino chi ha ruoli direttivi come manager e dirigenti, due categorie che nel 38 e nel 37% dei casi hanno ammesso di fingere sul grado di impegno e produttività.
La fauxductivity non sarebbe altro che una risposta al “presenteismo”, ovvero la reazione dei lavoratori alla lenta e inesorabile scomparsa dello smartworking, la modalità sdoganata dal Covid e per qualche tempo diventata una nuova conquista del mondo del lavoro.
Tecnicamente, chi si diletta nella fauxductivity riempie le proprie giornate di pochi obblighi per lo più superficiali e insignificanti come il controllo continuo della posta elettronica o la partecipazione a riunioni non necessarie, ma a fronte di un atteggiamento che davanti ai capi dev’essere quello di impiegati super affaticati. Un metodo, assicura chi ha provato, che se applicato nei modi giusti può scongiurare dubbi e perplessità degli uffici del personale.