Dici Sanremo e pensi alle "canzonette", come diceva Bennato, quelle del Festival che per una settimana all’anno si impossessa dell’Italia e trasporta per intero il mondo dello spettacolo e della musica nell’elegante e compassata città ligure. Ma Sanremo inteso come Festival è, a tutti gli effetti, un business colossale che vale tanto oro quanto luccica.
Ad esempio, per cominciare proprio dalle ricadute sulla città, secondo un’analisi realizzato da uno studio di consulenza turistica, contando anche l’occupazione di hotel, alberghi e B&B nelle cittadine limitrofe a Sanremo, si contano 35mila presenze concentrate nei cinque giorni del Festival. Significa una massa di persone che per quasi una settimana ha necessità di dormire e mangiare, portando al commercio sanremese un premio presenza pari a 20 milioni di euro.
Ma questo è il meno, perché il piatto forte arriva con la pubblicità, diventata sempre più importante negli anni con l’impennata impressa al Festival dalla conduzione di Claudio Baglioni in poi, passando attraverso il fortunato quinquennio di Amadeus e di seguito con il ritorno di Carlo Conti, a cui è stata affidata la missione niente affatto semplice di non far perdere smalto alla gara canora più celebre che c’è, e soprattutto ad uno dei pochi eventi di mamma Rai che ancora funzionano.
Per questo, Sanremo sta all’Italia come il Super Bowl sta agli Stati Uniti, perché anche fatte le dovute proporzioni esserci per un’azienda significa investire parecchie migliaia di euro. La Rai, storica presenza dell’evento, ha reso noti i numeri della manifestazione, partendo dai 38milioni di persone che si calcola saranno raggiunte nelle cinque sere di Festival, quantificabili in 17milioni di contatti per ogni singolo spot, e soprattutto nei 67 milioni di euro macinati dalla raccolta pubblicitaria lo scorso anno, l’ultimo dell’era Amadeus. E che l’obiettivo di superare il record sia possibile lo dimostra la fiducia riposta nell’aumento del 7% dei listini.
Arrivando alle cifre vere e proprie, l’offerta “Core Big Screen”, visibile su Rai 1, Rai Play e Rai Premium, si articola su 8 break: uno di chiusura, una telepromozione e un billboard di anteprima, con i prezzi che variano in base alle fasce orarie di messa in onda e crescono con l’avanzare delle serate verso la finale di sabato 15 febbraio, quando uno sport di 15 secondi in prime time oscilla fra 100 e 150mila euro.
Il costo della macchina organizzatrice, va detto, è imponente e valutato in 20 milioni di euro, due in più dell’ultimo Festival targato Amadeus. La cifra comprende i costi dei diritti del marchio “Festival della Canzone Italiana”, i cachet degli artisti (53mila euro cadauno come rimborso spese), quello dei conduttori (500mila per Amadeus e silenzio sui co-conduttori, che secondo alcune voci sarebbero compresi tra 20 e 40mila euro) e quello degli ospiti (anche qui, si dice fra 50 e 100mila euro a testa), per finire con l’affitto del Teatro Ariston, noleggiato al costo di 1,6 milioni di euro.
Quasi inevitabile che a crescere siano anche i prezzi dei circa 2000 biglietti che garantiscono l’ingresso al leggendario Ariston e partono da 110 euro per un posto in galleria per arrivare ai 200 della platea. Ma questo vale per la prima serata, perché chi preferisce assistere alla finale ha messo in conto rispettivamente 360 euro in galleria e 730 in platea.