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Succede dopo circa un minuto di film, mentre ancora scorrono i titoli di testa: i Bee Gees cantano “Stayin’ alive” e Tony Manero cammina in modo dinoccolato per le strade di Brooklyn con in mano una latta di vernice. Si ferma davanti ad una vetrina di scarpe ma resiste, incrocia una ragazza dal fisico notevole e a malincuore tira dritto, ma quando passa davanti a “Lenny’s” non resiste, si ferma e chiede “two slides”, due fette di pizza che chiude a portafoglio continuando a camminare.

Sono le scene iniziali del leggendario “La febbre del sabato sera”, pellicola di culto del 1977 che ha lanciato nella stratosfera la carriera di John Travolta e quella dei Bee Gees, finendo nella classifica dei film musicali più visti di ogni tempo. La pellicola è ambientata fra New York e Brooklyn, allora sobborgo grigio, fumoso, squallido e poco raccomandabile diviso da ben più di un paio di ponti da Manhattan, la “Grande Mela” già pronta a cavalcare gli anni ’80.

Da allora, il più popoloso dei cinque distretti di New York City è diventato un covo per hypster e gente trendy, una zona che trasuda locali alla moda, negozi, ristoranti, gallerie d’arte che fa da incubatore a start-up sempre più avveniristiche. Ma per certe cose, Brooklyn restava sempre quella rimasta impressa nelle pellicole come Saturday Night Fever, compresa la tappa obbligatoria da “Lenny’s” per una “double decker”, due fette di pizza una sull’altra. Dal 1977, milioni di persone si sono fatte la foto davanti alla semplice e umile porta rossa affacciata sull’86esima sperando di incrociare Tony Manero. Lui, o meglio John Travolta, si era personificato ufficialmente solo una volta, nel 2018, per celebrare i 41 anni del film a cui deve tutto. E quel giorno da Lenny’s non riuscivano a star dietro alle slice di pizza che migliaia di persone chiedevano.

Tutto questo, da domenica scorsa è diventata solo un ricordo. Frank Giordano, il proprietario, un italoamericano di 77 anni, ha deciso di mettere la parola fine a quell’angolo di Bensonhurst, la popolare “Little Italy” di Brooklyn, dopo 70 anni di onorata carriera. È stata Josephine, sua figlia, a comunicarlo attraverso il profilo Facebook del locale. “È tempo di goderci le nostre famiglie, ma prima vogliamo ringraziare tutti colori che ci hanno dato l’opportunità di servirli”.