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Secondo la scala di misurazione della piccantezza, conosciuta come “scala di Scoville”, dal nome del chimico americano che nel 1912 si era assunto l’impegno di mettere a rischio le sue papille gustative misurando la capsaicina, la sostanza che rende piccanti i peperoni, il massimo della gradazione arriva a quota 16milioni. Tanto per capirci, il temibile peperoncino calabrese ne contiene fra 30 e 50mila unità, e ancora meno lo Jalapeño messicano, compreso fra 5.000 e 15.000. E tanto basta per capire cosa è capace di scatenare il “Carolina Reaper”, l’unico peperoncino a meritarsi una citazione nel Guinness dei Primati, da dove ha scalzato il “Trinidad Scorpion.”

Il Carolina Reaper (letteralmente, il “mietitore della Carolina”), nasce a Fort Mill, nel sud dello Stato, dove un certo Ed Burry, proprietario della “Pucker Butt Pepper Company”, anni fa ha provato ad incrociare un “Naga Morich” indiano ad un “Habanero rosso” messicano. Ma nulla sarebbe se nel 2011, Ed non fosse riuscito a fare assaggiare la sua creazione ad un giornalista di passaggio, così sconvolto dall’esperienza da decidere di svelare al mondo un’arma di distruzione di massa naturale e perfino vegana. Il Carolina Reaper è un grazioso frutto di colore rosso brillante, misura fra i 3 ed 5 cm, impiega 90 giorni per maturare e forse non a caso ha una sorta di appendice assai simile a quella di uno scorpione.

Tutto questo, per raccontare la “One Chip Challenge”, una sfida che impazza sui social in cui è sufficiente mangiare una sola patatina per volta. Peccato che si tratti di “Fear the Reaper”, una confezione a salire in cui la prima è a base di Jalapeño, la seconda di “Trinidad Scorpion”, la terza di “Pepe Fantasma” e l’ultima di Carolina Reaper, la botta finale. Sono solo quattro perché, umanamente, resistere di più è scientificamente impossibile.

Per essere ancora più chiari, la confezione è rappresentata da una piccola bara e contiene anche un guanto in gomma, perché la concentrazione di capsaicina è così forte da poter irritare gli occhi nel caso si sfiorino distrattamente. Per partecipare, come nelle peggiori “challenge” in circolazione, è sufficiente filmarsi mentre si mangia la patatina e poi resistere quanto più possibile prima di bere un bicchiere di latte, che secondo gli esperti è bene tenere a portata di mano insieme a fazzolettini di carta e una discreta vicinanza al wc, perché spesso la reazione è quella di dare di stomaco.

Nel dubbio gli esperti sconsigliano di provare, perché non sono rari i casi di ricoveri d’urgenza di gente che dopo aver pensato fosse divertente ha iniziato a contorcersi dal male allo stomaco. Tanto è vero che diversi distretti di California, Texas, Georgia e Colorado hanno vietato la sfida, anche se togliere dal mercato la patatina killer non è semplice in quanto catalogata come snack.

In proposito ne sanno qualcosa Alessandro Cattelan e Fedez, che qualche giorno fa, nel corso di “Stasera c’è Cattelan” hanno scelto di alternare domande e risposte mangiando una patatina a testa, fino ad arrivare a quella made in Carolina, la peggiore di tutti.