Non è sull’asfalto, ma fra le nubi, che si gioca la partita della mobilità futura. A fronte di strade sempre più congestionate, l’unico modo per sbrogliare la matassa è spostare lo sguardo altrove, anzi, all’insù.
Lo pensano decine e decine di aziende e startup in tutto il mondo che di continuo svelano il frutto dei propri sforzi, a volte con risultati degni di nota e altri molto meno, ma comunque quasi sempre un’interpretazione del concetto di drone, come sono definiti gli “aeromobili a pilotaggio remoto” che guadagnano spazio sempre maggiore nelle attività umane, specie quelle più pericolose.
A questo filone si aggiunge adesso “Airscooter”, l’idea di Franky Zapata, personaggio piuttosto conosciuto in Francia per un passato di campione nelle moto d’acqua, inventore nel 2011 del “Flyboard”, la tavola che attraverso fortissimi getti d’acqua permette evoluzioni in mare. Un’idea superata nel 2016 con la versione “Flyboard Air”, che al posto dei tubi dell’acqua presentava due motori a reazione, con cui lo stesso Zapata ha attraversato la Manica nel 2019. Per finire la galleria delle idee così folli da piacere assai con il “JetRacer”, una specie di sedia da gamer dotata di 10 turbine a reazione capace di toccare i 250 km/h e i 3mila metri di altezza.
Il Flyboard, presentato ufficialmente dalla “Zapata” nel corso del “Viva Technology” di quest’anno, è una via di mezzo fra un elicottero monoposto e uno scooter. Semplice da utilizzare quanto un drone grazie al controller di volo fly-by-wire e un non precisato numero di sensori di bordo che permetterebbero al velivolo di stabilizzarsi e atterrare senza problemi anche perdendo l’uso di due motori, il Flyboard rientra nella categoria “eVtol” (velivoli ad uso privato a decollo e atterraggio verticale), si muove grazie a 12 eliche, 8 motori elettrici e 4 a benzina, sufficienti per raggiungere i 100 km/h e volare a 4mila metri di altitudine.
Definito una “personal flying machine”, Flybord risponde rigorosamente a tutte le specifiche tecniche previste dall’americana “FAA” (Federal Aviation Authority) per gli ultraleggeri che non necessitano di brevetto di volo. Il motivo dello sforzo è molto semplice: è proprio negli Stati Uniti, che Franky Zapata ha in mente di avviare la fase di test, e magari far gola ai nababbi stanchi di ammassare in garage auto sempre più potenti per poi ritrovarsi, inesorabilmente, bloccati nel traffico.