Bisogna superare il traffico di Earl’s Court Road, oltrepassare West Cromwell Road e girare a sinistra, su Logan Place. La zona è quella di Kensington, uno dei quartieri più esclusivi e lussuosi di Londra, dove da sempre mettono su casa i ricchi e famosi, o meglio ancora i ricchi in genere. Logan Place sembra un’eccezione: è un’anonima e stretta stradina circondata dai muri che proteggono le villette che si affacciano sulla strada.
La casa civico numero 1, il “Garden Lodge”, è in vendita a 30 milioni di sterline, più o meno 35 milioni di euro. Dalla strada si intravedono una finestra della zona mansardata e parte del tetto. Nient’altro. Un tempo, per tanti anni, l’unico sbocco esterno ufficiale era stata una piccola porta verde in legno coperta da firme, dediche e graffiti, finita all’asta nel settembre dello scorso anno fa insieme ai mobili, gli oggetti e le opere d’arte che il Garden Lodge racchiudeva.
Perché quello era il leggendario rifugio di Freddie Mercury, la sua “casa di campagna” nel centro di Londra, dov’era arrivato nel 1980 e avrebbe vissuto fino alla morte, nel 1991. Due piani più mansarda, in tutto 8 camere di letto e un’ala studio dominata da una grande vetrata.
Secondo la leggenda, Freddie se n’era innamorato al primo sguardo, pagando 500mila sterline in contanti a patto che fosse tolta immediatamente dal mercato. Era una magione neo-georgiana realizzata nel 1908 per il pittore Cecil Rea e sua moglie Constance Haldford. Tempo dopo ci aveva vissuto Peter Wilson, l’allora presidente di “Sotheby’s”, la casa d’aste che il destino ha voluto fosse incaricata di mettere all’incanto migliaia di oggetti appartenuti al frontman dei Queen.
Freddie aveva incaricato il designer d’interni Robin Moore Ede di rendere concrete le sue idee: aveva carta bianca per usare solo i migliori materiali possibili fra marmi, stucchi e legni, e nell’imponente ristrutturazione durata 10 anni faceva parte anche il giardino, disseminato da alberi di magnolia e giochi d’acqua d’ispirazione giapponese.
Una magione pennellata su misura e sulle esigenze di una rockstar che desiderava un’abitazione dove poter esporre le sue innumerevoli e preziose opere d’arte, ma che fosse al tempo stesso accogliente e piacevole per i pochi amici ammessi. Fra questi Mary Austin, la donna che come racconta il fortunato biopic “Bohemian Rhapsody”, era stata la fidanzata di Freddie poco prima di scoprire la propria omosessualità.
È stata lei, che per il resto della vita Mercury ha continuato a considerare l’unico amore della sua vita, a ereditare Garden Lodge, con tutto l’immenso tesoro che racchiudeva. E lei, da sempre molto riservata e custode delle ultime volontà di Freddie, lì dentro si è rinchiusa con la sua famiglia per 30 anni, fin quando in una rarissima intervista aveva dichiarato: “Questa casa è stata lo scrigno dei ricordi più preziosi, perché contiene tanto amore e calore in ogni stanza. È stata una gioia viverci e ho tanti ricordi meravigliosi. Ora che è vuota, mi capita di tornare indietro nel tempo fino alla prima volta in cui l’abbiamo vista, da quando io e Freddie abbiamo varcato la leggendaria porta verde. Da quel momento è diventato un luogo di pace, e ora è il momento di affidare tutto a chi deciderà di viverci”.
A neanche un anno di distanza dall’asta “Freddie Mercury: a world of his own”, la mostra che ha attirato più di 140mila visitatori da tutto il mondo, il Garden Lodge sta per cambiare proprietario, togliendo ai fan dei Queen anche l’ultimo santuario. “La vendita di Garden Lodge rappresenta l’opportunità unica di possedere una proprietà significativa, un pezzo di storia, l’amata residenza di un’icona della musica – ha commentato Paddy Dring, Responsabile globale delle vendite dell’agenzia “Knight Frank” - essendo stata accuratamente preservata con amore e rispetto negli ultimi tre decenni, ci aspettiamo che sia un’offerta allettante per gli acquirenti di tutto il mondo. È molto raro che case di queste dimensioni, immerse in giardini così belli, arrivino sul mercato, quindi è sicuramente una prospettiva entusiasmante per qualsiasi futuro acquirente”.