L’82% degli italiani l’ha ammesso: almeno una volta alla settimana si concede un gelato. Ma anche il più basico e democratico dei piaceri estivi, quello che non ha bisogno di spiagge Vip, ombrelloni griffati e località esotiche, sta diventando un piacere per pochi.
Secondo le rilevazioni del “CRC”, il centro di formazione e ricerca sui consumi dell’Osservatorio Mimit del Governo, nel giro di tre anni appena si è passati ad un aumento del 30% sul costo medio di una vaschetta da un kg. In pratica, dai 4,52 euro al kg del 2021 ai 5,86 di oggi. Aumenti di cui non è possibile neanche incolpare l’inflazione, visto che risultano doppi rispetto al 15,7% del triennio citato.
Il solito giochetto di prestigio: quello che fa gola ai consumatori, come il gelato, finisce per farlo ancora di più su chi lo produce, che si muove ben sapendo che i consumi sono in crescita del 6% e il giro d’affari di cornetti, coppette e ricoperti si aggira sui 2 miliardi di euro all’anno per i gelati industriali e addirittura 3 per quello artigianale, spinto soprattutto dai turisti, che hanno l’italian ice cream sulla lista dei desideri insieme alla pizza e al cappuccino.
Gli italiani, tornando a noi, spendono circa 43 euro a testa all’anno in gelati, con Forlì fra le città più care per quello industriale, con 8,28 euro al kg contro una media nazionale di 5,86, seguita da Milano (7,08), Bolzano (7,39), Ancona (7,13) e Firenze (7,79). Si risparmia un po’ a Cuneo (4,21 euro/kg), Arezzo (4,59), Siena e Padova (4,60). E non sono da meno i gelati artigianali, dove l’aumento si aggira fra 20 e 28 euro al kg, con il risultato che per un cono piccolo servono mediamente 2,7 euro, ma nei centri storici di grandi città si superano tranquillamente i 5.
Per l’Unione Nazionale Consumatori si tratta di aumenti del tutto ingiustificati e immotivati: “Se nel 2022 e 2023 poteva esserci la giustificazione del costo dell’energia, oggi la scusa del caro bollette non regge, dato che i prezzi, per quanto non siano tornati ai valori pre-crisi, sono comunque calati in modo consistente”.
In effetti, anche i costi delle materie prime sono scesi in modo sensibile, compreso zucchero, latte e uova, che dopo il picco dell’agosto di un anno fa sono calati parecchio. A questo, va aggiunto il fastidioso e scorretto effetto “shrinkflation” che colpisce i gelati industriali: a fronte di pezzi in aumento, tolta la confezione i gelati sono sempre più piccoli.