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Siamo in guerra con la Svizzera. Niente armi, per carità, di questi tempi meglio essere chiari, ma è guerra comunque, a colpi di carte bollate e probabilmente tribunali internazionali. Il motivo non è l’accampare diritti su qualche metro di montagna, e neanche questioni fiscali sui “frontalieri”, ma il tenero e dolcissimo Gianduiotto, capolavoro della maestria cioccolatiera di Torino e orgoglio del Piemonte intero.

Succede che un gruppo di aziende che storicamente producono il Gianduiotto secondo la ricetta originale (Pastiglie Leone, Guido Gobino, Ferrero, Venchi, Domori, Guido Castagna, Peyrano), ha presentato un disciplinare di riconoscimento IGP al Ministero dell’Agricoltura, rivendicando in questo modo l’invenzione del Gianduiotto, piccolo lingottino di cioccolato creato dalla “Caffarel” nello stabilimento di borgo San Donato che aveva debuttato nel 1865 al fianco di “Gianduja”, la tipica maschera carnevalesca di Torino, da cui appunto prende il nome.

Nel settembre 2022, la Giunta regionale del Piemonte aveva dato via libera al riconoscimento dell’Indicazione Geografica Protetta presentata dal Comitato creato appositamente nel 2017 per ottenere la tutela.

Ma ad opporsi sono gli svizzeri della “Lindt & Sprüngli”, multinazionale dolciaria di luxury nata a Zurigo nel 1845 che nel 1997 ha acquisito il controllo esclusivo del marchio Caffarel. Il motivo del contendere non è rivendicare la nazionalità del Gianduiotto, storicamente inattaccabile, ma il disciplinare della ricetta originale, che prevede tre soli ingredienti: cacao, zucchero e nocciola Tonda Gentile del Piemonte. Un trittico a cui gli svizzeri pretendono di aggiungere il latte, utilizzato nella produzione industriale. Il risultato è lo stallo completo del progetto, con la conseguenza che a decidere saranno probabilmente le aule di qualche tribunale. Una battaglia che oltre a salvare una tradizione nasconde un mercato che vale circa 200 milioni di euro all’anno.