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A ragione, gli scacchi sono considerati uno dei giochi di strategia più antichi della storia. Per quanto la nascita sia incerta, le prime tracce risalgono addirittura al VI secolo in India.

Adottati prima dal mondo islamico, gli scacchi conquistano in fretta le menti della vecchia Europa dove nel 1851, a Londra, va in scena il primo torneo internazionale, seguito dal primo campionato del mondo ospitato negli Stati Uniti nel 1886.

Dalle corti europee ai grandi campioni, da secoli gli scacchi resistono strenuamente al passaggio di nuovi giochi sempre più sofisticati e tecnologici, conservando il fascino della sfida mentale, dove affidandosi a regole tutto sommato semplici e sempre uguali, vince chi riesce ad adottare la strategia migliore per arrivare alla mossa finale, il leggendario “scacco matto”.

Alla storia sono passate le epiche sfide dei grandi campioni, alcune finite nel Guinness dei Primati per la durata, come le 20 ore e 269 mosse addirittura non sufficienti a decretare un vincitore fra Ivan Nikolic e Goran Arsovic, uno di fronte all’altro a Belgrado, nel 1989, costretti alla parità. Per non parlare del fascino antico delle partite per corrispondenza, capaci di andare avanti anni e anni grazie alla solerzia dei servizi postali.

Fra i primi giochi ad essere entrati nella grande famiglia dei games elettronici, gli scacchi sono rimasti fedeli a se stessi per millenni: due giocatori, uno di fronte all’altro, con 8 ore di tempo massimo stabilito dalla federazione internazionale.

Ma adesso tutto questo, partite per corrispondenza comprese, ha raggiunto il punto del non ritorno grazie a “GoChess”, la prima scacchiera robotica della storia.

Nulla di virtuale questa volta, i pezzi si muovono realmente sulla scacchiera grazie alla connessione internet e con lo zampino della solita I.A., l’intelligenza artificiale, in grado di riprodurre la mossa fatta da uno sfidante lontano o studiata dalla memoria artificiale. Una scacchiera che vuole anche essere un campo di allenamento, in cui quando si decide di sfidare l’I.A., la scacchiera è in grado di suggerire le mosse migliori illuminando le caselle.

La gestione della partita avviene attraverso l’immancabile app (per iOS e Android), che regala in più la possibilità di far riordinare in posizione i pezzi direttamente alla scacchiera, pronta per la partita successiva.

Al momento, GoChess è il progetto di “Particula”, una startup che ha già rivisitato in chiave elettronica il celebre cubo di Rubik e per la scacchiera ha lanciato una campagna crowdfunding che ha già raccolto un milione e 200mila euro in tutto il mondo. Le prime scacchiere smart prodotte sono comunque in vendita, con prezzi di lancio che variano da 200 ai 390 dollari, in base al tipo, a cui aggiungere le spese di spedizione.

Ma il gusto arcaico della sfida fra due menti, senza artifici elettronici e algoritmi, il sistema GoChess se lo tiene stretto: la scollegata da tutto, la scacchiera robotica torna ad essere la solita, vecchia cara superficie divisa in otto righe e otto colonne con caselle alternate fra nero e bianco. Dove vince chi costringe alla resa il Re dell’avversario.