“Alla conversazione durante un party, nessuno contribuisce più degli assenti”, raccontava Audrey Hepburn parlando dell’ambiente di Hollywood, la capitale mondiale del cinema in lizza anche fra i primi posti nell’arte del “gossip”, in un termine a noi più vicino, il pettegolezzo.
Tecnicamente, anche se di tecnico non ha nulla, a livello giornalistico il gossip rappresenta la costola più scandalistica della cosiddetta “cronaca rosa” – fra le pagine più lette in senso assoluto - ed equivale allo “scambio di giudizi informali di un gruppo sociale sui comportamenti dei membri del gruppo stesso”. Il commento e la chiacchiera, spesso indiscreta e malevola, sul conto di qualcuno che ovviamente in quel momento è assente, che storicamente diventa il chiacchiericcio da bar, o quello che scivola veloce nei negozi di barbieri e parrucchieri, fra messe in piega e taglio a scalare.
Ma ad elevare il pettegolezzo arriva per la prima volta una ricerca scientifica che ha dimostrato i benefici della crudele abitudine di parlare male degli altri. Realizzato dalla prestigiosa “Stanford University”, lo studio riconosce al gossip un “beneficio sociale”, arrivando a considerarlo alla stregua di “un’arma segreta contro chi cerca di imbrogliare o manipolare”.
I ricercatori hanno ricreato una simulazione per comprendere come il gossip influenzi il comportamento agendo su voci diffuse all’interno di un gruppo di volontari, fino a dimostrare che spettegolare aumenta in modo esponenziale la cooperazione fra le persone, sia in senso negativo che positivo, tanto da giungere a considerare la pratica un “vantaggio evolutivo” del genere umano.
In pratica, lo studio tenta di dare una nuova immagine al gossip, pratica da immaginare non solo come un chiacchiericcio frivolo ma un netto vantaggio per chi spettegola rispetto a chi invece ama farsi i fatti propri. Uno degli aspetti positivi è le persone più pettegole sono fra le più corrette nella vita di tutti i giorni poiché conoscono il peso da sopportare se diventassero oggetto di pettegolezzo.
Sebbene lo studio si concentri principalmente sugli aspetti positivi del gossip, esiste anche la parte negativa, perché le malelingue possono diffondere bugie e fake news minando l’onorabilità di qualcuno fino a rovinargli la carriera.
L’unico gossip considerato “etico” è nel diffondere notizie e informazioni vere che nascono da intenzioni benevole e non da perfidia. Quando il gossip viene fatto con onestà, empatia e rispetto, si crea una cultura di trasparenza e comprensione diventa un canale comunicativo che aiuta a condividere opinioni, a prendere le misure e posizione per difendersi o difendere qualcuno vittima dio gossip.
La storia stessa dell’umanità è lastricata di pettegolezzi a volte infondati e altri che presto o tardi si sono rivelati come reali. Uno degli esempi più celebri è la “liason” segreta fra il presidente Kennedy e l’irresistibile Marilyn Monroe, che teneva banco negli anni Sessanta e sarebbe esplosa solo dopo la morte dei due amanti segreti, entrambi in circostanze tragiche. O ancora, per andare più indietro nel tempo, la voce secondo cui Giacomo Casanova, il donnaiolo più attivo nella Venezia del Settecento, fosse figlio illegittimo di Michele Grimani, erede di una fra famiglie più ricche e potenti della Serenissima, e non dell’attore Gaetano Casanova. Ma sarebbe possibile andare avanti all’infinito citando la bisessualità di Giulio Cesare, o ancora l’omicidio di Mozart da parte di Antonio Salieri accecato dall’invidia di fronte ad un talento inarrivabile, un gossip seccamente smentito dalla storia.