I giocattoli? Ormai vanno bene solo per le vetrine natalizie. Per dirla in un altro modo, lì dove c’era un trenino, oggi c’è un videogame, e non è una battuta dallo spirito poco natalizio, ma un modo di interpretare i numeri divulgati dalla “Hasbro”, uno dei colossi mondiali del giocattolo.
Nata nel 1923 dai tre fratelli Hassenfeld, l’americana Hasbro, terza società al mondo per la produzione di giocattoli, era arrivata al successo con “Mr. Potato Head”, una patata antropomorfa smontabile che nel 1995 si è guadagnata il diritto di entrare fra i personaggi di “Toy Story”.
Diventato un successo senza tempo rimbalzata fra le generazioni, su quel giochino dall’aria innocente la Hasbro era riuscita a costruire un impero che oggi possiede marchi utili per vincere facile, almeno all’apparenza: “Micro Machines”, “Little Pony”, “Power Rangers”, “Spider-Man”, “Star Wars”, “Transformers” e “Avengers”, a cui aggiungere un catalogo di giochi da tavolo dove svettano dei classici intramontabili come “Forza 4”, Monopoli”, “Risiko”, “Scrabble”, “Taboo” e “Trivial Pursuit”.
Insomma, quanto basta per dormire sonni tranquilli, specie quando Natale si avvicina e i bambini scrivono le letterine a Santa Claus.
Invece no, sbagliato. Il colosso con sede a Pawtucket, nel tranquillo Rhode Island, ha appena annunciato una nuova tornata di licenziamenti per 1.100 dipendenti, che segue quella di inizio anno, quando altre 800 persone erano state accompagnate all’uscita. Significa chiudere il 2023 con il 29% in meno della forza lavoro.
Significative e accorate le parole che ha usato Chris Cocks, l’amministratore delegato, in una breve email indirizzata ai dipendenti ripresa dal Wall Street Journal: “Un anno fa, abbiamo delineato la nostra strategia per concentrarci sulla creazione di meno marchi, più grandi e migliori e abbiamo iniziato il processo di trasformazione di Hasbro. Da allora, abbiamo ottenuto alcuni successi importanti, come riorganizzare la catena di fornitura, migliorare la nostra posizione, ridurre i costi e reinvestire oltre 200 milioni di dollari nell'azienda, aumentando la quota in molte delle nostre categorie. Ma i venti contrari al mercato che avevamo previsto si sono rivelati più forti e persistenti del previsto. Anche se siamo fiduciosi nel futuro di Hasbro, lo scenario attuale chiede di fare di più, anche se queste scelte sono tra le più difficili che dobbiamo fare”.
Sembra lontano anno luce il 2022, una manciata di mesi fa, quando la società dava lavoro a quasi 7.000 persone in tutto il mondo e i conti viaggiavano con le vele spiegate, complice la pandemia che aveva costretto a casa e reso il mondo affamato di distrazioni e passatempi.
E la Hasbro non è l’unico marchio di giocattoli a vivere un Natale poco allegro. Secondo un’analisi della società di ricerche “Circana”, le vendite di giochi e giocattoli sono calate del 10% rispetto a un anno fa in tutti gli Stati Uniti. Fa eccezione la “Mattel” che dopo aver stravinto la scommessa del film “Barbie”, una sorta di costosa ultima spiaggia, sembra aver superato le difficoltà del calo verticale delle vendite registrato per anni.