Secondo la leggenda, Glenn Frey e Don Henley scrivono il testo di “Hotel California” dopo una notte onirica e visionaria in giro per Los Angeles in cui decidono di raccontare la vita autoindulgente nella città degli angeli vista con gli occhi di due ragazzi della middle class cresciuti nel Midwest americano. Il risultato è una ballad malinconica che racconta di un hotel di lusso a margini di una strada, il posto adatto per diventare l’inferno per qualcuno o il paradiso per qualcun altro. Parla di candele accese, di specchi alle pareti e di champagne che fanno da sfondo ad un posto i cui “potrai lasciare libera la stanza quando vuoi, ma non potrai mai andartene”. A metterla in musica ci avrebbe pensato Don Felder durante un’altra notte, ai bordi della piscina della sua villa di Malibu.
Il brano esce nel febbraio del 1977 come singolo apripista dell’album omonimo, diventando subito un classico degli “Eagles” e uno dei brani più iconici nella storia del rock, venduto in 100 milioni di copie in tutto il mondo. Entrato al 49esimo posto della classifica delle 500 migliori canzoni di sempre per “Rolling Stone”, Hotel California conquista il Grammy Award 1978, e un posto nell’eternità della Rock and Roll Hall of Fame per aver letteralmente “forgiato il rock”.
Gli appunti del brano, scritti su un foglio ingiallito dal tempo, sono al centro di una causa che in questi giorni si è aperta in un tribunale di New York. Al banco degli imputati tre persone, Glenn Horowitz, commerciante di libri, Craig Inciardi, ex responsabile della RnR Hall of Fame ed Edward Kosinski, venditore di memorabilia, che si sarebbero impossessati del testo più iconico della storia del rock tentando di venderlo insieme ad alcuni oggetti appartenuti agli Eagles, ma senza chiedere il permesso. I tre si dichiarano innocenti, e lo dimostrerebbe il fatto che nessuno ha mai sporto denuncia, ma per il giudice la verità è un’altra: i tre avrebbero messo le mani sul testo e degli oggetti in modo illegale tentando di rivendere i cimeli – valutati anni fa più di un milione di dollari - a qualche appassionato disposto a dare fondo ai risparmi.
Uno dei momenti più attesi, e forse risolutore, sarà con la testimonianza di Don Henley, l’unico sopravvissuto (Glenn Frey è morto nel 2016) in grado di spiegare se l’ottantina di pagine di appunti, fra cui spicca anche il testo di “New kid in town”, un altro successo senza tempo degli Eagles, siano passate di mano in modo legale o meno.
Fra i testimoni anche Ed Sanders, scrittore che avrebbe lavorato ad una biografia degli Eagles mai uscita ma frequentatore delle case dei componenti della band, che sostiene di aver avuto libero accesso agli archivi della band, tanto da decidere di vendere già in passato memorabilia a Horowitz, a sua volta ceduti agli altri due. Ad accusarli in modo pensate è invece Irving Azoff, manager degli Eagles: “Questa azione porta alla luce la verità sulle vendite di cimeli musicali e di oggetti personali rubati e nascosti dietro una facciata di legittimità. Nessuno ha il diritto di vendere proprietà ottenute illegalmente o trarre profitto dal furto palese di pezzi insostituibili della storia musicale”.
I tre sono accusati di cospirazione, tentata appropriazione con dolo di proprietà trafugata e di aver ostacolato la giustizia. Rischiano più di dieci anni di galera.