Forse la notizia non finirà mai nel libro dei record conquistati da Torino, ma dallo scorso 18 giugno il capoluogo piemontese è la prima città al mondo dove la giustizia ha chiamato alla sbarra alcuni ex sindaci per rispondere del reato di inquinamento ambientale colposo.
Citati in giudizio dai PM Vincenzo Pacileo e Gianfranco Colace per aver infranto l’articolo 452 bis del Codice Penale, uno degli ecoreati in vigore dal 2015, uno stuolo di nomi illustri della vita cittadina degli anni recenti: gli ex sindaci Piero Fassino e Chiara Appendino e l’ex presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino. Insieme a loro anche gli ex assessori con delega all’ambiente Alberto Unia, Stefania Giannuzzi, Matteo Marnati, Enzo Lavolta e Alberto Valmaggia, accusati di non aver adottato misure a protezione della cittadinanza nei mesi in cui Torino “primeggiava” fra le città italiane per la pessima qualità dell’aria. In un secondo filone spunta anche il nome dell’attuale presidente regionale Alberto Cirio e dell’assessore all’ambiente Matteo Marnati.
L’inchiesta era nata da un esposto presentato dall’associazione “Torino Respira”, forte di consulenze da cui erano emersi gli altissimi livelli di PM10 e biossido di azoto, sostanze “che provocano 900 morti all’anno e riducono di 22,4 mesi la speranza di vita dei cittadini”. L’associazione Torino Respira rappresenta anche una delle 11 costituzioni di parte civile insieme a “Greenpeace”, “Isde Medici per l’Ambiente” e “Giustizia Climatica Ora”, la cui costituzione è stata tuttavia respinta dal giudice insieme a quella di altri 7 cittadini torinesi fra ingegneri ambientali, studenti o semplici residenti che avrebbero avuto conseguenze pesanti per l’eccessiva quantità di smog respirata in città fra il 2015 ed il 2019, ma a cui mancava un requisito fondamentale: poter dimostrare un danno diretto alla propria salute.
Sotto le lente dei giudici il picco di ricoveri e decessi per malattie respiratorie o cardiovascolari, culminati nella morte di 1300 cittadini e nella necessità di ricorrere alle cure ospedaliere per altri 800 torinesi a cui i medici avevano diagnosticato problemi legati alla scarsa qualità dell’aria. Nel processo si parla genericamente del decesso di un numero elevato di persone ma senza scendere nello specifico di ogni caso, eventualità che richiederebbe accertamenti e approfondimenti dai tempi troppo luoghi. Nelle carte del processo anche l’infrazione aperta dalla Commissione UE contro l’Italia per l’inerzia delle misure da adottare per migliorare la qualità dell’aria.
L’udienza predibattimentale è fissata al prossimo 4 luglio e nel caso il Tribunale di Torino decida di proseguire il processo, individuando eventuali mancanze dirette nell’operato degli ex amministratori chiamati in causa, è facile immaginare una lunga sfilata di periti ed esperti “Per comprendere le ragioni del grave stato di inquinamento dell’aria di Torino, i danni alla salute provocati dallo smog e le eventuali responsabilità di coloro che avevano il compito di tutelare la qualità dell'aria e la salute dei cittadini – ha commentato Marino Careglio, avvocato di Torino Respira - questo approfondimento potrà rappresentare un elemento di riflessione importante anche per gli attuali e futuri amministratori pubblici”.