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Dopo l’epopea delle “grandi dimissioni”, il fenomeno partito negli Stati Uniti che ha messo in ginocchio migliaia di aziende nel mondo, comprese molte a queste latitudini, nel sempre più variegato mondo del lavoro si fa strada un’altra tendenza: il Job sharing.

L’idea pare sia venuta a Sarah Hammer e Mimi Su, due direttrici marketing del colosso “Unilever”, multinazionale britannica proprietaria di oltre 400 brand fra alimentazione, bevande, prodotti per l’igiene e la casa. Sarah e Mimi hanno deciso di dividere il contratto di lavoro e ovviamente lo stipendio a fine mese, alternandosi sul posto di lavoro una settimana sì e una no. Una scelta che ha incuriosito l’ufficio del personale, anche perché a conti fatti le due manager riescono a portare avanti gli obiettivi prefissati senza alcun problema, ma nello stesso sono soddisfatte dal poter contare una vita privata con il tempo sufficiente da dedicare a figli e passioni.

Malgrado la nascita dell’idea del lavoro in condivisione si faccia risalire agli anni Settanta, anni in cui non ha però senza attecchito come ci si sarebbe aspettato, quello di Sarah e Hammer è considerato uno dei primi esempi moderni di Job Sharing, fenomeno ancora così limitato da essersi meritato un’inchiesta del “Time”

In realtà, come accennato, qualche precedente illustre esiste, e qualcuno anche recente. A Detroit, comando generale del marchio “Ford”, lo scorso anno gli uffici del personale hanno tentato un esperimento di condivisione creando addirittura un sistema di “matchmaking” per permettere ai dipendenti di individuare fra i colleghi figure dalle medesime capacità con cui, chi lo desidera, poteva condividere il proprio lavoro. Più o meno una soluzione adottata dal Dipartimento di Giustizia americano per tentare di sopperire alla scarsità di nuovi agenti che sta colpendo gli Stati Uniti dopo i numerosi episodi di violenza finiti nelle cronache recenti.

Per alcune aziende, è addirittura un modo per prolungare la permanenza in servizio di personale che si avvia alla pensione, per passare gradualmente le proprie competenze ai nuovi assunti: meglio un lavoratore esperto per la metà del tempo che uno inesperto tutto il giorno.

Secondo alcune ricerche, attualmente la Gran Bretagna è il paese dove il job sharing è prassi (quasi) comune, seguita da Svizzera e Austria. In Italia, la legge Biagi aveva introdotto la formula del “contratto di lavoro ripartito”, ma è stata cancellata dal “Jobs Act” del 2015.