Kevin Mitnick è morto a 59 anni per le conseguenze di un cancro al pancreas. Per più di vent’anni era stato uno dei criminali più ricercati del mondo, anche se non aveva mai torto un capello a nessuno. Mitnick - “Condor” per il web - è stato il più grande hacker di tutti i tempi: un pirata che dagli anni Novanta in poi ha violato centinaia di siti rubando migliaia di documenti e oltre 20mila numeri di carte di credito usati con curiosa parsimonia, solo per finanziare la sua fuga infinita dalla giustizia.
Era nato nel 1963 a Van Nuys, in California, e mentre i suoi coetanei prendevano confidenza con il primi computer e i giochini che oggi sono storia, lui si divertiva a utilizzarli per intrufolarsi nei siti delle prima aziende che li adottavano, con il solo scopo di dimostrare a se stesso di essere il più bravo.
Secondo la leggenda, per la sua prima impresa da hacker Mitnick aveva scelto l’azienda dei bus di Los Angeles. Gli piaceva girare ed esplorare l’immensa città degli angeli, molto meno dover chiedere i soldi del biglietto alla mamma, costretta a lavori sempre più umili pur di mantenere la famiglia. Kevin fa amicizia con un autista che gli spiega dove era possibile trovare una macchina perforatrice usata. Per completare l’operazione, Mitnick si intrufola di notte negli uffici del deposito e porta via un sacco della spazzatura pieno di biglietti ancora validi. Aveva 12 anni, e quello era la prima avvisaglia di una delle sue più grandi capacità, da lui stesso definita “ingegneria sociale”: farsi rivelare direttamente dalle sue vittime informazioni che altrimenti avrebbe faticato ad ottenere.
Nel 1998 la polizia piomba in casa sua per arrestarlo per pirateria informatica, reato che allora gli era quasi stato pennellato addosso: rimedia un anno di carcere e tre di domiciliari che lui, per assurdo, sfrutta per diventare ancora più infallibile. Non può uscire di casa, ma in compenso entra ed esce a piacere dai siti delle maggiori compagnie americane, dalla Motorola alla Nec, poi Apple, Pacific Bell e Nokia. Per la giustizia, inizia ad essere troppo: l’FBI accende i riflettori e Kevin Mitnick sparisce, diventa un fantasma. Vaga per gli States facendosi chiamare Eric Weisz, vero nome di Harry Houdini, il leggendario mago maestro delle fughe impossibili.
Per un certo periodo viene anche ingaggiato come esperto in sicurezza informatica, ma questo non gli impedisce di continuare a violare siti sempre più sofisticati e protetti, compreso quello di un altro esperto in sicurezza di un’azienda di computer di San Diego, che indispettito riesce a individuarlo a Raleigh, un innocente paesello in North Carolina dove Mitnick ha scelto di vivere dopo aver fatto perdere le proprie tracce. Meno di 12 ore dopo l’FBI fa irruzione nel suo appartamento e lo arresta: per l’accusa le capacità di Mitnick vanno al di là dei semplici furti informatici. È un uomo che sarebbe in grado di violare i sistemi di difesa americani e scatenare una guerra nucleare. Colpiti dall’abilità di una specie di delinquenti non ancora del tutto conosciuta, i giudici decidono di chiuderlo per 5 anni, allora il massimo della pena possibile. Giusto perché la sua storia sia da esempio agli altri.
Quando esce di galera, ormai conosciuto in tutto il mondo, crea la “Mitnick Security Consulting”, che oltre ad offrire servizi di cyber-sicurezza ha come scopo sensibilizzare l’opinione pubblica sui pericoli devastanti a cui va incontro l’umanità con i computer che ormai stavano entrando in ogni ufficio e in ogni casa. Dopo di lui, assicura, ne verranno altri. E non saranno tutti così gentili.