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Alla metà degli anni Venti, J. Edgar Hoover sfrutta al massimo l’influenza di cui gode fra i politici di Washington per accentrare sempre più poteri alla sua creatura più celebre: l’FBI, acronimo di Federal Bureau of Investigation. L’agenzia governativa di polizia federale resa leggendaria da migliaia di film e telefilm polizieschi, chiamata ad occuparsi di terrorismo, crimine organizzato e intelligence interna.

In quegli anni, uno dei primi casi che i federali di Hoover si trovano a dover risolvere riguarda una serie di misteriosi omicidi fra i “native americans” avvenuti nella contea di Osage, in Oklahoma.

Le cronache del tempo parlavano di una ventina di morti, anche se per diversi giornali locali morti e sparizioni sospette superavano il centinaio, tutte avvenute dopo la scoperta di un giacimento di petrolio all’interno delle riserve indiane che aveva attirato in zona gente senza scrupoli da tutta l’America.

Un caso di cronaca che allora riempieva i giornali, a cui si è liberamente ispirato David Grann, autore nel 2017 del romanzo “Killers of the Flower Moon”, talmente avvincente da mettere la voglia a Martin Scorsese di tornare dietro la macchina da presa a quattro anni di distanza da “The Irishman”, e soprattutto con 81 primavere sulle spalle.

Per il suo ritorno, il grande regista di origini siciliane, premio Oscar nel 2007 per “The Departed” e Palma d’Oro a Cannes nel 1976 per “Taxi Driver”, ha voluto per la sesta volta Leonardo DiCaprio e addirittura per l’undicesima Robert De Niro, due dei suoi attori simbolo. Ma a spiccare questa volta è anche la presenza pesante di Eric Roth, sceneggiatore di pellicole come “A star is born” e vincitore dell’Oscar per la trama geniale di “Forrest Gump”.

Il risultato è un film epico che affronta temi cari a Scorsese come la nascita della Nazione, che per quanto sia scritta nel cuore di ogni americano è stata lastricata di sangue per lo più dimenticato. Il resto è la cifra registica di Scorsese, magistralmente capace di oscillare fra il western e il gangster movie, il poliziesco, il melodramma e perfino la commedia, in alcuni punti.

LA TRAMA

I membri della Nazione Osage scoprono che sotto la loro terra scorrono fiumi di petrolio e sono in molti coloro che diventano ricchi in fretta, ribaltando totalmente la realtà: sono i bianchi a servirli, a lavorare come autisti e personale di servizio.

Ma quando la notizia esce dalle riserve in cui gli stessi bianchi li avevano costretti, convinti che quelle fossero soltanto terre aride, pietrose e secche, inizia una misteriosa serie di omicidi e sparizioni che sembra non avere fine. L’FBI, l’agenzia federale che sta muovendo i primi passi, invia sul posto il ranger Tom White (Jesse Plemons), a cui si unisce Ernest Burkhart (Leonardo DI Caprio), un reduce sposato con Mollie (Lily Gladstone), una donna indiana, che scoprirà ben presto fra i maggiori sospettati suo zio William Hale (Robert De Niro), che anni prima l’aveva convinto a sposarsi per trovare una sorta di visto d’ingresso nelle riserve ricche di petrolio.

IL CAST TECNICO

Regia – Martin Scorsese

Soggetto – dal romanzo “Gli assassini della terra rossa” di David Grann

Sceneggiatura – Martin Scorsese, Eric Roth

Produttore – Martin Scorsese, Dan Friedkin, Emma Tillinger Koskoff, Bradley Thomas

Produttore esecutivo – Marianne Bower, Niels Juul, Shea Kammer, Adam Somner, Rick Yorn

Produzione – Appian Way, Apple TV+, Imperative Entertainment, Sikeli Productions, Paramount Pictures

Distribuzione – 01 Distribution

Fotografia – Rodrigo Prieto

Montaggio – Thelma Schoonmaker

Musiche – Robbie Robertson

Scenografia – Jack Fisk

Costumi – Jaqueline West

CAST ARTISTICO

Leonardo DiCaprio – Ernest Burkhart

Robert De Niro – William Hale

Lily Gladstone – Millie Burkhart

Jesse Plemons – Thomas Bruce White Sr.

Brenda Fraser – W.S. Hamilton

John Lithgow – Procuratore Leaward

Tantoo Cardinal – Lizzie Q