Il 4 settembre scorso, Giornata Mondiale del benessere sessuale, un team di ricercatori del “Kinsey Institute” dell’Università dell’Indiana, ha pubblicato i risultati di una ricerca che aveva come obiettivo quantificare quante volte al mese fanno sesso persone di età diverse.
Il report, intitolato “Lo stato degli appuntamenti: come la generazione Z sta ridefinendo la sessualità e le relazioni”, si basa sui dati forniti da oltre 3.310 utenti di “Feeld”, un’app di dating: un bacino di persone di età compresa tra 18 e 75 anni che vivono in 71 Paesi diversi, a cui è stato chiesto di raccontare la propria vita sessuale. Senza timori o vergogna.
Uno studio, specificano i ricercatori, che non aveva come scopo categorizzare o etichettare il sesso fra giusto e sbagliato, ma piuttosto quello di capire come si evolve la società anche su argomento su cui ancora oggi esistono molti tabù.
“Nonostante la tendenza consolidata degli esseri umani a categorizzare in modo restrittivo la sessualità e le relazioni, queste sono sempre esistite in un continuum che non potrà che evolversi e ampliarsi ulteriormente man mano che la Gen Z e quelle future continueranno a ricercare sessualmente e relazionalmente se stesse. Quanto più riusciremo a comprendere e ad accettare questo semplice fatto della vita umana, tanto più saremo adatti a ricercare il piacere e la felicità”.
I risultati sono quanto meno curiosi, visto che i più giovani – quelli della Gen Z, nati tra il 1995 e il 2010 - hanno ammesso di aver fatto sesso tre volte nell’ultimo mese. Il numero sale fra i Millennials - nati tra il 1980 e il 1994 - e la Gen X (1965 - 1980), che raccontano di almeno cinque volte nelle ultime quattro settimane. E si torna al punto di partenza con i Baby Boomers, - nati tra il 1945 e il 1964 - che hanno dichiarato di aver fatto sesso tre volte nell'ultimo mese.
“La Gen Z e i Baby Boomer hanno mostrato frequenze sessuali pressoché identiche, il che suggerisce che sia i più giovani e i più anziani sono quelli che hanno meno rapporti sessuali – specifica il dottor Justin Lehmiller, a capo del team di ricercatori - inoltre, quasi la metà della Gen Z ha dichiarato di essere single, rispetto a solo un quinto dei Millennials, Gen X e Boomer”.
E se fino a qui, a parte la scarsa propensione dei giovanissimi al sesso, la ricerca non svela grosse novità, ma la faccenda cambia di colpo quando entra in campo la fantasia: la Gen Z svetta per essere quella che a letto ama sperimentare di più, senza negarsi qualche perversione.
“Su questo aspetto esistono almeno due spiegazioni – spiega il report - la prima è semplicemente che i più anziani hanno avuto più tempo per imparare e scoprire cosa amano del sesso, quindi in teoria potrebbero aver già tastato e scoperto i loro gusti sessuali. Ma l'altro aspetto è che i giovani adulti di oggi sembrano nutrire un un interesse generale maggiore verso le novità, il che potrebbe creare una maggiore apertura all'esplorazione e all'apprendimento delle proprie perversioni”.
Il discorso si fa ancora più complicato scoprendo che la monogamia è lo stile di vita prediletto dalla Gen Z, fascia di età in cui solo il 15% si dice attratto da relazioni fisse e durature. Esattamente il contrario di quanto accade con le preferenze di Millenial e Gen X, che per 24 e il 27% cercano una relazione stabile. La fascia più curiosa è ancora quella dei Baby Boomers, in cui il 27% predilige le amicizie con cui spesso e volentieri una serata può finire a letto, a fronte di un 12% che preferisce la monogamia.
Per finire in bellezza con il tipo di rapporti. Oltre la metà della Gen Z, il 59% dichiara di sentirsi più vicino ad un’identità sessuale liquida diversa da quella eterosessuale, con un 18% che preferisce definirsi “gender diversified”. Una tendenza che mostra quanto le giovani generazioni siano più aperte e disposte ad esplorare la propria identità sessuale senza preclusioni.