Che Beethoven fosse sordo non è un segreto, anzi, ha sempre aumentato la leggendaria fama di compositore pensando allo sforzo di creare sinfonie senza l’uso dell’udito, ma limitandosi a immaginarle mentalmente le note grazie al dono “dell’orecchio assoluto”. Ma il destino si era accanito anche oltre quel problema, sulla salute del leggendario Ludwig, classe 1770 da Bonn, Germania. Lo dice un recentissimo studio scientifico, pubblicato sulle pagine di “Current Biology” al termine di un’analisi approfondita di cinque ciocche di capelli appartenuti alla chioma arruffata di Beethoven e custodite in collezioni pubbliche e private.
L’equipe, formata da scienziati internazionali e coordinata dall’Università di Cambridge, è riuscita a sequenziare il genoma del grande compositore tedesco, che oltre alla sordità raccontata dalle sue biografie, sviluppata progressivamente fino ad arrivare alla più completa ipoacusia e da sempre considerata una malattia genetica, potrebbe aver avuto origini diversi, anche se al momento la ricerca genetica non permette ancora di risalire con certezza alle cause scatenanti.
In compenso, Beethoven ha combattuto contro problemi gastrointestinali cronici con almeno due attacchi di ittero che confermano i problemi al fegato probabilmente dovuti all’abuso di alcol, che l’avrebbero portato alla morte a soli 56 anni più verosimilmente dell’avvelenamento da piombo raccontato della biografie postume. Ma come si affretta a precisare il report, “Possiamo soltanto supporre che il consumo di alcol fosse regolare, anche se è difficile stimare i volumi consumati. Sebbene la maggior parte dei suoi contemporanei affermi che Beethoven avesse un consumo moderato rispetto agli standard dell’inizio del XIX secolo, ma probabilmente in quantità comunque dannose per il fegato”. Lo stesso vale per i disturbi intestinali, che hanno permesso di escludere la celiachia e la cosiddetta sindrome “dell’intestino irritabile”, da cui sarebbe stato addirittura immune questa volta proprio grazie ad una dotazione genetica.
Per finire con le cause della morte, che malgrado i sospetti restano avvolte nel mistero: “Non possiamo dire con certezza cosa abbia ucciso Beethoven, ma siamo in grado almeno di confermare rischio genetico molto alto e un’infezione da virus dell'epatite B. Considerando la storia medica nota, è probabile che sia stata una combinazione di questi fattori, incluso il consumo di vino, ad agire in concerto, e sarà la ricerca futura a chiarire la misura in cui ogni fattore ha influenzato la morte”.
Ancora più curiosa, è l’analisi genetica realizzata nello stesso periodo su cinque uomini di cognome Beethoven, attualmente residenti fra Belgio e Germania, che con il compositore dividono il cromosoma Y, quindi sono dei discendenti. Tuttavia, il cromosoma individuato nelle ciocche di capelli di Ludwig è in parte diverso, svelando una “partenità extra coppia” da parte di padre. A conforto della teoria scientifica, la completa mancanza di un certificato di nascita di Beethoven.
Insomma, se la scienza ha fatto enormi passi in avanti svelando in parte alcuni dei misteri che avvolgono la vita e la morte di uno dei più grandi musicisti della storia, dall’altra hanno smentito seccamente uno studio precedente basato sulla celebre “ciocca di Hiller”. Si tratta di un ciuffo che un giovane musicista 15enne avrebbe tagliato dalla celebre capigliatura di Beethoven sul letto di morte. La ciocca sarebbe finita successivamente nelle mani di un medico danese e anni dopo messa all’asta dalla figlia dopo averla divisa in due parti. Tutto questo non era vero: analizzata nuovamente con le tecniche più moderne, si è scoperto che la ciocca apparteneva ad una non meglio identificata donna.