Con la sentenza di condanna di ieri, il mondo ha due certezze: il primo è l’aver chiuso i conti in sospeso con Harvey Weinstein, il secondo che l’ex re Mida di Hollywood non uscirà mai più di galera. I 16 anni rimediati ieri a Los Angeles, che si aggiungono ai 23 affibbiati a New York due anni fa, significa averlo tolto in modo definitivo dalla circolazione, visto che di anni ne ha 70 e la sua salute vacilla.

Si chiude così una vicenda iniziata nel 2017 con le rivelazioni di alcune donne che dopo anni di silenzi e soprusi hanno trovato il coraggio di fare nomi e cognomi, raccontando nei dettagli la famelica esistenza di uno dei più grandi produttori di Hollywood, macinatore di premi Oscar e successi che amministrava il proprio potere costringendo attrici affermate e aspiranti allo stesso tipo di trattamento. Nel giro di poco, Weinstein diventa il nome simbolo della cultura del “divano”, il pegno da pagare per centinaia di donne che sognavano il cinema. Una pratica di cui tutti a Hollywood sapevano e tolleravano perché così va il mondo.

Quel mondo è andato in frantumi nelle aule del Clara Shortridge Foltz Criminal Justice Center di Los Angeles, dove Weinstein è stato giudicato colpevole da una giuria composta da 9 uomini e 3 donne dello stupro di una ex modella russa avvenuto nel 2013. La donna, di cui non è stato rivelato il nome, ha raccontato nei dettagli la violenza subita in un hotel quando aveva 34 anni.

Newyorkese, classe 1952, dopo aver organizzato concerti musicali, insieme al fratello Bob mette insieme i risparmi per fondare la “Miramax Flms”, casa di produzione indipendente dal fiuto infallibile e leggendario: “Pulp Fiction”, “Sesso, bugie e videotape”, “Shakespeare in Love”, “Il paziente inglese”, “La moglie del soldato” e “Will Hunting” sono solo alcuni dei titoli prodotti, pluripremiati e diventati campioni d’incasso in tutto il mondo.

La parabola di Harvey Weinstein si interrompe bruscamente il 6 aprile 2017, quando un’inchiesta del “New York Times” svela al mondo la doppia vita di Weinstein, di giorno produttore e di notte violentatore seriale raccontato da attrici come Ashley Judd e Rose McGowan. Licenziato dalla sua stessa casa di produzione e radiato dalla Academy of Motion Picuter Arts and Sciences, Weinstein finisce al centro di numerose inchieste che fanno tremare Hollywood, mentre il numero delle donne che lo accusano cresce di giorno in giorno, superando il centinaio di nomi, alcuni eclatanti come Angelina Jolie, Asia Argento, Rosanna Arquette, Kate Beckinsale, Cara Delevigne, Eva Green, Daryl Hannah, Salma Hayek, Gwyneth Paltrow, Léa Seydoux, Uma Thurman e Cate Blanchett.

Ormai sotto assedio, mollato dalla seconda moglie, la stilista Georgina Chapman, il 25 maggio 2018 Harvey Weinstein si presenta spontaneamente al commissariato di polizia di Lower Manhattan. Nel febbraio del 2020 viene dichiarato colpevole di violenza sessuale e stupro, e condannato a 23 anni di carcere. Nel giugno dell’anno successivo viene estradato il California per affrontare un nuovo processo in cui deve rispondere di 11 capi d’imputazione fra cui stupro, violenza carnale e rapporti sessuali non consenzienti. Altri 16 anni dietro le sbarre si aggiungono ai 23 che sta già scontando, mentre in sala scorrono i titoli di coda del più grande scandalo mai visto a Hollywood.