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Dopo Luigi Pirandello, prosegue la rivisitazione del regista Roberto Andò verso personaggi e fatti storici della sua beneamata Sicilia. Questa volta, l’attenzione si basa sulla celebre spedizione dei Mille, episodio cruciale del Risorgimento italiano.

Ma l’impresa dei Mille diventa secondaria rispetto alla trama di “L’abbaglio”, nuovo film in uscita in questi giorni, che oltre a duo comico Ficarra e Picone vanta la presenza di Toni Servillo.

La pellicola si ispira ad una vicenda storica reale ma rielaborata del 1860, e segue, anche se in modo sintetico, la gloriosa spedizione guidata da Giuseppe Garibaldi partendo dal grande raduno di Quarto, dove arrivarono da tutte le regioni d’Italia giovani idealisti e patrioti pronti a partire per il Regno delle Due Sicilie, dove rovesciare il governo borbonico appoggiando in pieno le rivolte scoppiate sull’isola.

Ma nonostante l’avvio travolgente dei primi combattimenti, il primo problema di Garibaldi diventa ben presto la grande disparità numerica delle forze in campo, dettaglio che rende complicato far breccia nella difesa di Palermo, ben presidiata dalle truppe nemiche. Ma il Generale, stratega dell’improvvisazione, mette in atto una geniale diversione: servendosi di uno dei suoi uomini migliori, un palermitano, il colonnello Vincenzo Giordano Orsini, Garibaldi raduna una colonna formata da feriti e da un manipolo di militi raccogliticci, affidando loro il delicatissimo compito di far credere all’esercito dei Borboni, guidato dal tenente-colonnello svizzero Jean Luc Von Mechel, che i Mille, e il loro generale, stessero battendo in ritirata verso l’interno dell’isola. La manovra, grazie all’abilità di Orsini, ebbe successo e Garibaldi riuscì a conquistare Palermo.

Una vicenda rimasta a lungo nell’ombra, nonostante alcuni saggi storici negli anni abbiano approfondito i dettagli, compreso l’interesse dimostrato da Leonardo Sciascia, che nel 1963 ha dedicato all’impresa un racconto dal titolo “Il silenzio”, rimasto inedito e solo di recente dato alle stampe da Adelphi nella raccolta postuma “Il fuoco nel mare”.

La vicenda della colonna Orsini ha un valore emblematico con le potenzialità di una parabola che partendo da un episodio del passato si rivolge all’oggi. Un affresco in cui si narra l’idealismo appassionato con cui si cercò di realizzare l’unità della patria, mettendo in scena i compromessi cui quell’ispirazione ideale dovette adeguarsi per realizzarsi.

I protagonisti sono Giuseppe Garibaldi, il colonnello Orsini, e due figure nate dalla fantasia, Domenico Tricò e Rosario Spitale, due siciliani che si infiltrano opportunisticamente nella spedizione dei Mille per arrivare in Sicilia, e dopo i primi scontri si danno per disertori, iniziando un vagabondaggio comico e paradossale, per poi essere nuovamente ricatturati dai garibaldini e arruolati nella colonna di Orsini. Due cialtroni e un’avventura umana che li modificherà profondamente spingendoli a compiere un gesto sorprendente.

Il colonnello Orsini è un personaggio realmente esistito. Nato a Palermo nel 1817 e rimasto orfano del padre - discendente di un’antica famiglia aristocratica e ufficiale dell’esercito borbonico - entra nel Real Collegio della Nunziatella a Napoli che non è ancora adolescente e ne esce dieci anni dopo come alfiere di artiglieria. Negli anni Quaranta si avvicina alle idee rivoluzionarie, condividendo un percorso comune a molti meridionali che dal collegio militare entrano nell’esercito ma si formano una propria coscienza politica, diventando punti di riferimento del movimento nazional-patriottico italiano. Grazie alle sue capacità militari, diventa uno dei capi dell’insurrezione in Sicilia del 1848. Quando crolla la resistenza siciliana, fugge dall’isola e si ritrova come altri in un mondo dove circolano uomini e idee: avventurieri, mercenari o esuli politici si muovono da una parte all’altra del Mediterraneo e dell’Atlantico. Raggiunge Istanbul e si arruola nell’esercito ottomano, ottenendo il grado di colonnello di artiglieria. Undici anni dopo ritorna in un’Italia in tumulto e quando Garibaldi organizza la spedizione per liberare la Sicilia, è tra i primi ad arruolarsi. Ritornare nella sua terra natia dopo un così lungo esilio forzato ha il sapore di una rivincita. Garibaldi lo mette al comando dell’artiglieria affidandogli poi un piccolo reparto che deve condurre in una manovra diversiva.

Domenico Tricò e Rosario Spitale, Ficarra e Picone, su cui si regge la parte comica della vicenda, sono personaggi di invenzione, ma avrebbero potuto tranquillamente far parte della compagine di quarantacinque volontari di origine siciliana che salparono da Quarto con i Mille, così come delle migliaia di compaesani che si aggregarono strada facendo alla spedizione dando un generoso contributo alla liberazione della loro terra.

Il messaggio del film, quantomai attuale, è un invito ai giovani a “tenersi stretta la speranza di poter cambiare il mondo” anche quando sembra che nulla di questo mondo possa essere cambiato.

LA TRAMA

1860. Giuseppe Garibaldi inizia da Quarto l’avventura dei Mille circondato dall’entusiasmo dei giovani idealisti giunti da tutte le regioni d’Italia, e con il suo fedele gruppo di ufficiali, tra i quali si nota un profilo nuovo, quello del colonnello palermitano Vincenzo Giordano Orsini. Tra i tanti militi reclutati ci sono due siciliani, Domenico Tricò, un contadino emigrato al Nord, e Rosario Spitale, un illusionista. Sbarcati in Sicilia, a Marsala, i Mille iniziano a battersi con l’esercito borbonico, di cui è subito evidente la preponderanza numerica. In queste condizioni, per il generale appare pressoché impossibile far breccia nella difesa nemica e penetrare a Palermo. Ma quando è quasi costretto ad arretrare, Garibaldi escogita un piano ingegnoso. Affida una manovra diversiva al colonnello Orsini per far credere a Jean-Luc Von Mechel, comandante svizzero dell’esercito regio, che il generale stia battendo in ritirata all’interno dell’isola. Inizia così una partita a scacchi giocata sul filo dell’imponderabile, il cui esito finale sarà paradossale e sorprendente.

CAST TECNICO

Regia – Roberto Andò

Soggetto e sceneggiatura – Roberto Andò, Ugo Chiti, Massimo Gaudioso

Direttore della fotografia – Maurizio Calvesi

Montaggio – Esmeralda Calabria

Musiche – Michele Braga, Emanuele Bossi

Scenografia – Giada Calabria

Costumi – Maria Rita Barbera

Suono – Carlo Missidenti

Aiuto regia – Marcella Libonati

Casting - Chiara Agnello

Organizzazione generale – Luca Bitterlin

Produttore delegato Tramp Limited – Nicola Picone

Prodotto da – Angelo Barbagallo, Attilio De Razza

Produzione – Tramp Ltd, Bibi Film, Rai Cinema, Medusa Film

Durata – 131 minuti

CAST ARTISTICO

Toni Servillo – Vincenzo Giordano Orsini

Salvo Ficarra – Domenico Tricò

Valentino Picone – Rosario Spitale

Tomaso Ragno – Giuseppe Garibaldi

Giulia Andò – Assuntina

Leonardo Maltese – Ragusìn

Vincenzo Pirrotta – Sovrastante

Clara Ponsot -Rose

Aurora Quattrocchi – La madre che piange

Filippo Luna – Sindaco di Sambuca

Rosario Lisma – Parroco di Sambuca

Giovanni Anzaldo – Bosco

Claudio Collovà – Giuseppe La Masa

Andrea Gherpelli – Veterano Bergamasco

Federico Pasquali – Giovane ligure

Matteo Bianchi – Giovane toscano

Davide Meden – Giovane veneto

Daniele Gonciaruk – Nino Bixio

Pascal Greggory – Jean Luce Von Mechel

Giulia Lazzarini – Maddalena Orsini