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Qualsiasi locale che aspiri a creare un’atmosfera “cool” sa che in sottofondo, discreta ma costante, serve la colonna sonora adatta, che contenga il volume prediligendo l’atmosfera. Ma nessuno, finora, si era spinto oltre questo, come invece fanno i “listening bar”, locali dove al “muro” di bottiglie si aggiunge quello dei vinili.

È una delle nuove tendenze di New York, e nascendo lì c’è da giurarci che finirà a breve per conquistare il resto del mondo, come sempre accade. Ma non basta la musica per fare un listening bar: servono audio d’alto livello, luci non esagerate e un menù studiato a tavolino, perché il segreto del successo dei locali sta tutto nell’abilità di saper di abbinare la musica giusta ad ogni piatto.

Caratterizzati da ritmi lenti e atmosfere intime, i listening bar incarnano delle oasi cittadine in cui chi entra deve dimenticare l’orologio e lo smartphone per concentrarsi sulla musica e i cocktail.

In realtà, il concetto di listening bar non è nuovo e tantomeno americano. I primi nascono in Giappone, più precisamente nei cosiddetti “Jazz Kissa” di Tokyo, che fra gli anni ’50 e ’60 rappresentavano il rifugio degli amanti del jazz. Fra divani comodi e spaziosi, luci soffuse e musica in vinile, diventarono popolari come via di fuga dagli appartamenti “loculo”.

A New York, uno dei primi locali a gettarsi nella nuova tendenza è stato il “Vinyl Steakhouse”, definendosi una steakhouse multisensoriale e con musical-sommelier che possono spaziare su quasi 3.000 vinili abbinandoli a vini e cibi.

Ma questo è solo l’inizio, perché non passa settimana senza che l’elenco dei listening bar si allunghi di qualche pagina, con indirizzi sempre più specializzati come ad esempio il “Bar Orai”, che punta sul soul, RnB e jazz per accompagnare centinaia di etichette di whisky e bourbon.

Ma non è l’unica tendenza in voga nella Grande Mela, dove cresce anche il numero dei “Flowers Coffee”, caffetterie ambientate all’interno di negozi di fiori, come il “Rosecrans Florist&Cafe”, nel cuore del Village.