È dal 1933 che sul Lago Ness, specchio d’acqua lungo 37 km che attraversa le Highlands scozzesi, incombe la leggenda di “Nessie”, per tutto il mondo il famigerato “mostro di Loch Ness”.
Dell’esistenza del lucertolone preistorico, va detto, non esiste alcuna prova scientifica: tutto si limita a voci, presunti avvistamenti e alcune foto che dopo le analisi finivano regolarmente per rivelarsi dei falsi fatti più o meno bene. Ma questo non ha tolto nulla al fascino della leggenda, che da decenni richiama ogni anno gente da tutto il mondo, attirata dalla misteriosa presenza del mostro che non ha mai fatto male a nessuno, e anzi, fa tanto bene al turismo.
Ma adesso, per mettere la parola fine all’eterno interrogativo sulla presenza o meno di Nessie, gli scozzesi hanno deciso di vederci chiaro. Sabato prossimo, sulle sponde del lago a sud di Inverness arriveranno centinaia di esperti armati di tutto punto per scandagliare in due giorni il lago e poter dire al mondo che il mostro non c’è, e forse non c’è mai stato.
La spedizione, dotata di droni a raggi infrarossi tarati per sorvolare il pelo dell’acqua e analizzare il fondo, disseminerà lungo tutta la superficie del lago centinaia di osservatori con speciali cannocchiali, nel caso il lucertolone desse segni di fastidio spostandosi lungo le sponde. Oltre a svelare uno dei più conosciuti misteri della storia, in palio ci sarebbero anche le 25mila sterline promesse dal facoltoso ed eccentrico inglese Dave Fishwick, destinate a chiunque sia in grado di trovare la prova che ancora manca.
Come accennato, la leggenda del mostro di Loch Ness è iniziata nel 1933, quando il manager di un hotel della zona dichiara ad un quotidiano locale di aver intravisto un “lucertolone”, che la stampa trasforma immediatamente in “mostro” lanciando la leggenda in tutto il mondo. Pochi mesi dopo si aggiunge la testimonianza di un automobilista, anche lui testimone dell’avvistamento di un “animale dalle forme straordinarie”. Il fatto che il tizio fosse un assiduo frequentatore di pub passò del tutto inosservato, contribuendo ad alzare l’asticella del mistero.
Ormai Loch Ness era per tutti la patria del mostro invisibile, scampato al tempo per chissà quale magia: gli avvisamenti si susseguono con così tale intensità da costringere le autorità cittadine a creare un ufficio apposito a cui rivolgersi per portare foto e registrare testimonianze.
Nel 2008, per la prima volta, un team di scienziati di varie università effettua un’analisi del Dna nelle acque di Loch Ness, arrivando ad escludere la presenza di animali di grossa taglia, perché due sono da sempre le teorie su Nessie: la prima che si tratti di una sorta di anguilla gigante, la seconda che sia un animale preistorico sfuggito ai meteoriti che qualche milione di anni fa hanno cancellato i dinosauri dalla faccia della Terra.
Le speranze di trovare Nessie sul fondo del lago sono minime anche per la spedizione del prossimo weekend, ma l’idea di fondo è un’altra: “Ispirare una nuova generazione di ricercatori, e alimentare ancora una volta un mistero affascinante”. Come a dire: non importa trovarlo o meno, l’importante è crederci.