Da una parte ci sono le bici elettriche, le e-bike che vivono un successo sempre più crescente, dall’altra ci sono i modelli estremi, quelli che racchiudono decenni di studi e tecnologia applicata, resa disponibile per tutti o quasi, visto che i prezzi si adeguano, e assottigliano il numero di chi può spendere simili quantità di denari.
Preambolo necessario per parlare della “Type 136”, super tecnologica e-bike del marchio “Lotus”, nipote della leggendaria “Type 108”, altrimenti detta LotusSport Pursuit Bicycle, quella – per essere chiari – grazie a cui Chris Boardman riuscì nell’impresa di conquistare l’oro olimpico di Barcellona 1992 nell’inseguimento individuale, portandosi a casa anche due “Tour de France”. Ma è anche figlia della “Hope/Lotus”, frutto di una collaborazione che a Tokyo 2020 ha messo le ali alla squadra britannica di ciclismo.
La Type 136, per cominciare, ha un tocco di italianità nel telaio da 9,8 kg in fibra di carbonio disegnato appositamente dal Richard Hill, vera autorità in materia, e realizzato nel nostro Paese. Seguono manubrio a “V”, forcelle ad ala e la magnificenza della batteria, che assicura 3 ore di autonomia, nascosta ad arte nella finta borraccia, staccabile attraverso un pulsantino. Il resto del motore HPS, ideato da Mars Lander, per un peso totale di 1,2 kg, entra comodamente nella scatola centrale. Per finire con gli pneumatici di fascia alta PZero Pirelli, i cerchi Bora Ultra WTO 60 e il cambio “Super Record Wireless” di Campagnolo.
Come accennato, l’unico problema della Lotus Type 136 è il prezzo di 25mila euro. Non abbastanza per pensare che i primi 136 esemplari numerati della First Edition non siano già stati venduti.
Ma non tutto è perduto: finita la furiata dei collezionisti con portafogli a fisarmonica, nella primavera del prossimo anno dovrebbe arrivare la versione standard, rigorosamente in giallo Lotus. Significa appena qualcosa in meno, 17mila euro.