Era il 24 gennaio del 1984, quasi al giro di boa dei facili “Eighty”, quando la “Apple”, azienda fondata quasi un decennio prima da tre amici (Steve Jobs, Steve Wozniak e Ronald Wayne) in un piccolo garage di Los Altos, in California, presenta il “Macintosh”. Ben 77 milioni di americani, durante l’intervallo del Superbowl numero 18, vedono per la prima volta lo spot di lancio, affidato ala talento di Ridley Scott.
È l’inizio della rivoluzione che parte dalla manciata di minuti in cui i “Washington Redskins” e i “L.A. Raiders” vanno negli spogliatoi del Tampa Stadium, in Florida, ma non importa, perché le vere rivoluzioni sono sempre veloci, fulminanti, improvvise e scioccanti. Il Mac 128K, che nel cuore un microprocessore Motorola, utilizza un sistema operativo grafico con delle icone che mostrano il cestino, la scrivania virtuale e le finestre, ma oltre alla tastiera mobile c’è una novità assoluta: il “mouse”, un accessorio carino e simpatico che serve per “usare e trascinare”, allora considerato una bizzarria superflua. Giusto per finire, quando si accende, il Mac saluta, per spiegare in un attimo che anche la tecnologia può essere educata e amichevole.
Ma suoi i meriti vanno ben oltre: per la prima volta nella storia allora quasi pioneristica dell’informatica, un computer esce dal recinto degli ingegneri che sanno come districarsi tra le stringhe alfanumeriche per diventare a prova di imbecille: usarlo è terribilmente facile e divertente: “user friendly”, per dirla come piaceva negli anni Ottanta.
Nato per dare filo da torcere al “Microsoft Windows” lanciato l’anno precedente da altri due visionari come Bill Gates e Paul Allen, il Mac aveva una sola pecca: un prezzo elevato, 2.495 dollari, malgrado Jobs e Wozniak avessero tentato di tutto per renderlo alla portata di ogni tasca. Ma neanche questo importa, quando le congiunzioni astrali sono quelle giuste e Saturno, quel giorno, ha altro da fare e dimentica di mettersi contro.
Dopo una partenza sprint rallentata solo dalla scarsa memoria e l’assenza di un hard disk, l’anno successivo il Mac diventa l’oggetto più desiderato del pianeta grazie all’aggiunta del programma “PageMaker” e di una stampante laser che lo rendono il computer necessario a chiunque faccia grafica o editoria.
Da allora, quanto decenni si sono riempiti per intero di evoluzioni tecnologiche sempre più sofisticate, ingombri sempre più ridotti e design raffinati che conquistano ad una prima occhiata. La prossima frontiera, quella che tutti temono & bramano allo stesso modo, è l’avvento dell’Intelligenza Artificiale, con un’attesa spasmodica sulle soluzioni sempre diverse che a Cupertino sapranno inventare per distinguersi dal resto. Proprio come piaceva a Steve.