Che attraverso gli abiti si possano inviare messaggi è storia nota. È passato alla storia il leggendario “Revenge Dress” di Lady Diana, l’abito indossato dalla principessa del Galles nel giugno del 1994, a pochi giorni di distanza dall’ammissione pubblica del principe Carlo della propria infedeltà.
Molto più recenti i celebri “message dress” di Melania Trump, l’ex first lady americana che al silenzio mediatico sui fatti che riguardavano il marito, ha preferito commentare il proprio pensiero attraverso outfit e incisivi molto più delle parole. Dall’abito total white del gennaio 2018, colore prediletto dal movimento #MeToo, polemicamente scelto alla prima uscita ufficiale della coppia dopo le rivelazioni della pornostar Stormy Daniels sulle notti in compagnia di Trump. O ancora il parka con la scritta “I really don’t care, do u?” (Non me ne frega niente, e a voi’), indossato quando ha voluto raggiungere il confine con il Messico, in visita ai bambini separati dalle famiglie. Un look che scatenò polemiche e rabbia che costrinse fonti vicine a Melania a smentire che si trattasse di menefreghismo verso alle questioni dei miranti. Ma al contrario, senza mai smentire ufficialmente che il parka celasse qualche stoccata al maritino.
Alla galleria dei “message dress”, gli abiti con messaggio incorporato, si è aggiunto in queste ore il lungo completo nero indossato sul red carpet del Festival di Cannes da Mahlagha Jaberi, 33 anni, una delle più celebri top model del mondo arabo: nata in Iran, vive a San Diego, in California, ed è celebre per un perfetto fisico a “clessidra”.
Disegnato dalla designer Jila Saber, l’immagine dell’abito è diventata immediatamente virale perché ad incorniciare l’ampia scollatura sul seno della modella era un cappio di quelli usati per le impiccagioni. A completare l’abito c’era anche il retro, su cui compariva la scritta “stop executions”.
Alla condanna immediata da parte del regime iraniano, Mahlagha ha replicato che era tutto voluto per accendere i riflettori sui massacri quotidiani a cui il popolo iraniano è sottoposto e sull’aumento delle esecuzioni sommarie, come ribadito dall’organizzazione “Human Rights Watch”, a fronte di accuse e processi farsa. “Volevamo scuotere l’atmosfera glamour di Cannes per attirare l’attenzione mediatica sulle esecuzioni ingiuste che continuano ad essere perpetrate in Iran. Purtroppo le dichiarazioni politiche sono bandite dal Festival, e la sicurezza mi ha vietato di mostrare il resto del mio abito, ma il significato del cappio è stato ben capito”.